Nella Casa: la recensione di MBacciocchi
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Nella Casa: la recensione di MBacciocchi

Nella Casa: la recensione di MBacciocchi

Viene spesso da chiedersi se sia l’insegnate a istruire l’apprendente o l’allievo a educare il maestro. Questo film non fa altro che alimentare il dubbio, la domanda permane.
Professore frustrato, scrittore mancato, trova l’occasione per compensare alla mancanza di talento impartendo lezioni private di letteratura ad un ragazzo del suo liceo, all’apparenza timido e schivo, ma che dentro nasconde una matriosca di sentimenti reconditi, complessi piscologici e perversioni oltre ogni limite dell’immaginabile. Tutto nasce da un tema assegnato agli studenti della classe, uno di quelli in cui sicuramente ogni scolaro ha dovuto cimentarsi, prima o poi, nella propria carriera studentesca, il classico “Descrivi la tua giornata”, e proprio come un tema il film si racconta agli spettatori, i quali bramano sempre nuovi capitoli, desiderano fare propri gli sviluppi della trama, necessitano di nuovi elementi prima di arrivare al piatto forte, quel finale tanto ricercato dal giovane studente.
E come lo scrittore, in una delle proprie creazioni, tocca i più disparati generi, anche l’irriverente Claude, da giovane e inesperto narratore, mosso da un desiderio irrefrenabile di entrare proprio “nella casa”, ci racconta il suo viaggio psicotico intrapreso per esplorare situazioni che i più definirebbero normali (casa normale, famiglia normale, lavoro normale) cambiando lo stile linguistico a seconda delle strane circostanze in cui viene a trovarsi; strane ma non fortuite. Sa benissimo cosa vuole, sa dove trovarlo, ma soprattutto sa come ottenerlo.
Il professore, da tipico docente arrogante impreparato a mettere in discussione la propria superiorità, che forse rivede nel giovane ragazzo un suo ritratto giovanile ormai scomparso ma non del tutto svanito, gli fornisce sempre nuovi spunti, gli impone nuovi obiettivi, senza però comprendere in pieno che a gestire il gioco è proprio il suo allievo, grandissimo manipolatore che sa dove colpire per arrecare il massimo danno. Un gioco di potere, condotto dal giovane, che si ritorce inevitabilmente contro colui che pensava invece di gestire la situazione a suo favore. Questo si traduce in un doloroso presagio: la disfatta del vecchio è già scritta.
È chiaro quindi che, affinché una pellicola del genere possa funzionare veramente, la caratterizzazione dei personaggi non può, anzi non deve, passare in secondo piano. E il regista sembra avere ben chiaro questo concetto: non c’è soggetto che non abbia un proprio ruolo, alla fine. Ogni cosa è al suo posto, come deve essere. La regia è magistrale, scena d’apertura originale e memorabile.
Il ritmo è quello di un thriller che non annoia, le musiche (adattissime) pure; si può intravedere l’ombra di un sentimentalismo morboso sparso qua e là e la commedia grottesca è alle porte. Tutto giocato ovviamente sul confine che divide la fantasia dalla realtà (Haneke docet?). Il mix è riuscito in modo perfetto, senza sbavature o buchi di sceneggiature, scorrendo fluentemente verso un epilogo non prevedibile. Del resto, come il professore insegna, una storia, che sia stampata su carta o che sia impressa su una pellicola, ha il suo punto di forza proprio in quella conclusione che non ti aspetti. Visione indiscutibilmente obbligata.

(continua…)

VOTO: 4/5

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