Darren Aronofsky non e’ certamente un autore convenzionale. E’ forse uno degli ultimi spiriti liberi e dall’animo indipendente al servizio di Hollywood. Sempre in bilico tra la visionarieta’, la giusta dose autorale e il lato commerciale che non guasta mai ha confezionato negli ultimi anni tre grandi film, the fountain, the wrestler e il cigno nero, ai quali va aggiunto il suo capolavoro degli esordi, quel gioiello inarrivabile che fu Requiem for a dream. Oggi con Noah rischia tutto: la rivisitazione biblica della storia di Noe’, della sua arca e del diluvio universale in una chiave mai vista, il FantakolossalactionblockbusterMovie d’autore. Ne esce fuori certamente un lavoro lontano dalle cose alla Emmerich per intendersi, ma il risultato e’ uno strano colpettone religioso e a tratti dark, epico e catastrofico, apocalittico e simbolico, immerso in un universo ancestrale ed esotico, fatto di tante sottotrame non adeguatamente sviluppate, con velleità ecologiste e vegane prima e una morale di giustizia, espiazione e condanna dopo, che sfociano in un finale fin troppo politicamente corretto viste le premesse e le promesse del patriarca e del divino la cui presenza aleggia fin dai titoli di testa. Nota di demerito infine per il cast, se per la componente maschile siamo al top, Russel, Hopkins che fa Matusalemme e il vallain del caso,Tubal Cain, affidato all’ottimo Ray Winstone, non si può dire lo stesso per le donne di Noè. Emma Watson vista in Bling Ring era convincente ed era pure una gran figa, come rifà un film in costume ridiventa Hermione e vederla incinta di due gemelli ci fa strano. Jennifer Connelly e’ stata una gran topa e sempre lo sarà ma come attrice e’ bollita come pochi o forse lo è’ sempre stata ,visto che a noi piaceva particolarmente quando stava zitta e a tette al vento, come nel torrido The Hot Spot del compianto Dennis Hopper
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