Nonostante: Valerio Mastandrea in volo sui fantasmi. La recensione del film da Venezia 81
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Nonostante: Valerio Mastandrea in volo sui fantasmi. La recensione del film da Venezia 81

Il popolare regista e attore apre la sezione Orizzonti con la sua opera seconda, dopo l’esordio di Ride nel 2018: una curiosa storia metafisica d'ambientazione ospedaliera

Nonostante: Valerio Mastandrea in volo sui fantasmi. La recensione del film da Venezia 81

Il popolare regista e attore apre la sezione Orizzonti con la sua opera seconda, dopo l’esordio di Ride nel 2018: una curiosa storia metafisica d'ambientazione ospedaliera

Nonostante recensione Valerio Mastandrea
PANORAMICA
Regia
Interpretazioni
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Si sta davvero bene lì dentro, e anche se qualche compagno di reparto si sente intrappolato, per lui ci si può sentire anche liberi come da nessun’altra parte. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto.

È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione, soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile.

Nonostante, seconda regia dell’attore e regista Valerio Mastandrea scelta come apertura della sezione Orizzonti di Venezia 81, permette all’autore di tornare a riflettere nuovamente sul tema della morte, già esplorato qualche anno fa nel suo esordio con Ride (in Concorso al Torino Film Festival 2018), dove al centro del racconto c’era il lutto di una giovane donna, alle prese con la scomparsa del marito per un incidente sul lavoro.

Mastandrea non gioca su un territorio realistico, anzi, azzarda addirittura l’afflato del film di fantasmi: lui stesso, in virtù delle deliberate intenzioni della parabola narrativa, non è un’entità corporea, ma la presenza fissa e ormai un po’ familiare di un reparto ospedaliero dove sono ricoverati pazienti in coma irreversibile. Accanto a lui spiccano e interagiscono altre figure fantasmatiche, in una sorta di purgatorio di anime penitenti, un incrocio di sensibilità malconce e strampalate.

Il protagonista (volutamente senza nome, come gli altri attori in campo), agendo da dietro la macchina da presa, si ritaglia un personaggio che ha addosso l’intera maschera malinconica, dolente e assorta che ha fatto le fortune del Mastandrea attore, rendendolo la maschera ideale per così tanti personaggi sdruciti e ammaccati dalla vita del cinema degli ultimi decenni. Qui, ovviamente e a maggior ragione, gioca molto su sguardi e smorfie di dolore taciuto, riuscendo a restituire sui lineamenti del volto quel senso di depressione che pare animare tutta la creatività del Mastandrea regista.

Il film, se da un lato incorpora questa sfuggente e metafisica atmosfera alla Fantasmi a Roma di Pietrangeli, latita maggiormente nella scrittura, curata dallo stesso Mastandrea con Enrico Audenino, che non regala particolari battute all’altezza della situazione, scantonando presto nella storia d’amore del protagonista con la donna interpreta dalla bravissima attrice argentina Dolores Fonzi, ammirata nei film di Santiago Mitre e incaricare di traghettare la storia su un altro livello di attese e speranze.

Per il resto, Mastandrea si concede diversi momenti musicali, come quello scandito da Non voglio mica la luna di Fiordaliso, e sembra incorporare dentro di sé diverse anime della propria filmografia passata, dal vitalismo precario ma trascinante di Non pensarci di Gianni Zanasi al ricovero (anche lì ospedaliero) della serie Rai del compianto Mattia Torre La linea verticale, nella quale Mastandrea stesso era una sorta di piccolo Charlot in corsia (senza dimenticare nemmeno le ultime sorte fantasy-filosofiche con Paolo Genovese in The Place e Il primo giorno della mia vita e l’assai sottostimato Domani è un altro giorno).

A sospingerlo, in Nonostante, che schiera nel cast anche Laura Morante, Giorgio Montanini, Lino Musella e Barbara Ronchi, è un’amara, evidente disillusione nel rapporto con la vita, più che mai motore-immobile dell’interno universo-Mastandrea, ma che non esclude, tuttavia, la possibile e decisiva spinta verso un’ultima rincorsa. Con la consapevolezza che, in un modo o nell’altro, le vent nous portera.

Foto: @Matteo Grazia

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