La sessualità non si lascia scegliere. Può essere un dono come una condanna. Può portare al piacere più sconfinato o lasciare un grande vuoto dentro che ha solo bisogno di essere colmato. In qualunque modo. In qualsiasi luogo. Reprimere i propri istinti può essere un atto di coraggio così come un gesto di codardia imposto da una società “esacerbata” da sentimenti ipocriti come l’amore.
Il sesso invece non è ipocrita, è un atto carnale che nasce, cresce e muore in un minuto come in un un’ora. È diretto. Passionale. Vero.
E attraverso il sesso, usato come mezzo per un fine, Lars Von Trier ci guida nei vari capitoli della vita di Joe, cinquant’enne Ninfomane con un’interessante storia da raccontare.
Nymphomaniac parla della vita, della morte, della rinascita, del piacere e del sentimento con una profondità disarmante. L’iter che lo spettatore compie attraverso le parole di Joe e le digressioni di Seligman è un viaggio abissale nei meandri del linguaggio del corpo e di un simbolismo recondito, mediante il quale si delineeranno le varie fasi della crescita sessuale e psicologica della protagonista, dall’infanzia fino alla mezza età. Nulla è lasciato al caso. Il sesso non è l’elemento essenziale, ma piuttosto parte funzionale della pellicola. Proprio per questo chi si aspetta di vedere un film in bilico tra autoriale e pornografico rimarrà deluso: lo scandalo che lo stesso regista voleva provocare, pubblicizzandolo sfacciatamente, in realtà è solo una mossa mediatica, dato che Nymphomaniac è essenzialmente anche meno pornografico de “La vita d’Adele” di Kechiche.
L’ultima fatica di Von Trier è in realtà un film che miscela magistralmente passionalità e contenuto, arrivando anche a trattare temi impegnativi come la pedofilia o la fede, sempre con un uso intelligente di immagini, metafore e di una regia attenta ai particolari e ricca di creatività, in particolar modo per quanto riguarda il primo dei due Volumi nei quali è suddivisa l’intero film.
Il regista usa sapientemente i capitoli in modo non dissonante ma anzi unificante, dato che pur scindendo l’opera in fasi cronologicamente e tematicamente differenti tra loro, riescono comunque a rimanere coesi grazie alla sapiente trovare del “ti racconto una storia”, dove una bravissima Charlotte Gainsburg e un timorato e colto Stellan Skarsgard dibattono nei panni di Joe e Seligman per tutta la durata del film, in modo davvero poco empatico ma decisamente diretto e forte.
Nymphomaniac è un’opera densa di contenuti che porterà lo spettatore a porsi infiniti interrogativi sull’esistenza stessa, il tutto mediato dalla forza passionale e potente di una sessualità ninfomane, che non si è scelto di avere, ma che si è scelto di raccontare.
Voto: 8.5
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