Nymphomaniac Vol. 2: la recensione di Dolby MOVIE 5.1
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Nymphomaniac Vol. 2: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

Nymphomaniac Vol. 2: la recensione di Dolby MOVIE 5.1

NYMPHOMANIAC Volume 2

Arriva al dunque Lars Von Trier. Il suo viaggio all’interno della sessualità, dell’erotismo, ed anche dell’amore, arriva al termine, così come la storia di Joe, la storia che Joe, interpretata da una splendida Charlotte Gainsbourg vede ancora (come in “Antichrist”) il suo esile corpo utilizzato dal regista danese come manifesto della sofferenza umana.
La ragazza termina di raccontare al colto Seligman la sua storia di ninfomane, (o di sesso dipendente come suggeriscono a Joe nel film, termine forse più politically correct), passando dalla fine della sua relazione con Jerome (Shia LaBeouf), dove nemmeno la nascita di un figlio serve a nulla per salvare qualcosa (fantastica la scena del bimbo che riprende il film “Antichrist”), alle continue nuove esperienze che Joe insegue per raggiungere il piacere estremo , dal sesso con una coppia di neri, alle molteplici frustate ed incontri sadomaso con K, interpretato ottimamente da Jamie Bell.
Come nell’ episodio 1 si susseguono i racconti e le avventure sessuali di Joe, intervallate dai simbolismi e dai parallelismi di Seligman, che in questa seconda parte di “Nymphomaniac” cita la Chiesa d’Oriente, e ci da una piccola lezione di come si arma una pistola.
Quello che è un lungo colloquio tra Joe e Seligman è al contempo una lunga seduta di psicoanalisi in cui Joe, Seligman, e quindi Von Trier stesso si mettono a nudo. Molti sono i dialoghi, forse ancor più della prima parte ma il risultato non annoia lo spettatore, perchè tutti inodi alla fine vengono al pettine. Attraverso le sue esperienze, Joe tenta, distruggendo il suo corpo, di scovare la sua anima, di riuscire a non sentire più quel bisogno di sesso e di erotismo che forse è solo il bisogno di amore, di amicizia, quella che sembra alla fine trovare in Seligman stesso, suo alter ego, mai attratto dal sesso e dall’ eccitamento, ma più dalla cultura. Che sembra trovare, appunto.
Promosso a pieni voti insomma anche l’ultimo film della trilogia della “depressione”, che se non è al pari dei suoi predecessori “Melancholia” e “Antichrist” , sicuramente li avvicina molto, fino quasi a raggiungerli.
La “persona non grata” quindi ci ha stupito, e convinto, per l’ennesima volta.

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