NYMPHOMANIAC
l porno tanto atteso e tanto preannunciato del maestro Von Trier è finalmente sbarcato nel bel paese, seppur con vari tagli alla pellicola ( anche se alla fine di tette, culi e genitali ciondolanti se ne vedono comunque, ma questa è un’altra storia…..).
Nonostante questo però “Nymphomaniac” non sarà certo ricordato per i vari incontri erotici che si susseguono nelle quasi due ore di film, ma per tutt’ altro. Le scene di sesso che vedono protagonista la giovane ninfomane Joe infatti, non sono fini a sé stesse ma sono tasselli essenziali per mostrare a noi spettatori il percorso sessuale della ragazza, che fin da bambina (la scena di lei con l’amica B. che giocano e sperimentano per la prima volta “l’eccitamento” nel bagno potrebbe far storcere il naso a qualcuno) allaccia una fortissima relazione con l’erotismo che sarà negli anni a venire l’unica scappatoia da una vita vissuta nella più tremenda solitudine, alleviata solo in parte dai rari racconti “etnobotanici” con il padre (un redivivo Cristian Slater).
Una delle genialità di Von Trier sta proprio qui: fare di un “porno” un film d’autore; non vuole eccitare spettatori e spettatrici Von Trier, ed il corpo esile e senza forme della giovane Stacy Martin non è li a caso, ma vuole mostrarci il suo percorso all’ interno della sfera della sessualità, condendo il tutto con elementi e tecniche davvero geniali : le musiche innanzi tutto, così diverse tra loro ma così azzeccate (si passa dall’industrial metal dei Rammstein a Bach) , la storia in parallelo del pesce raccontata da Seligman , gli accenni sull’ ebraismo, le successioni di Fibonacci utilizzate per la conta delle prime “botte” della giovane Joe e ricorrenti durante tutta la pellicola; il regista tramite la ragazza che racconta la sua storia di ninfomane, incolpandosi più volte per il suo stile di vita, ci da la sua visione del sesso e dell’erotismo, mescolandolo perfettamente con musica, arte, storia e cultura, eccedendo forse nella frequenza di ciò ma proponendo comunque ottimi collegamenti.
Il cast è un altro punto a favore del film, e da ricordare oltre alle validissime interpretazioni della solita Charlotte Gainsbourg, di Shia LeBeouf e di Stellan Skarsgård è sicuramente lo strepitoso monologo grottesco di Uma Thurman, assolutamente da brividi.
L’unico difetto che “Nymphomaniac” può avere è che il regista ha voluto mettere tutto il suo cinema in un’unica opera, esagerando un po’, e rendendo la pellicola non al livello dei precedenti “Antichrist” e “Melancholia”, che avevano scavato ancora più a fondo nell’ intimo e nei sentimenti dei loro protagonisti, risultando quindi molto più incisivi. Tanta roba insomma, troppa a volte, il tipico esibizionismo di Von Trier.
Resta ora per promuovere definitivamente il film la seconda parte, che arriverà a breve e che chiuderà la Trilogia della depressione, aperta con “Antichrist”, proseguita con Melancholia, e che terminerà appunto con “Nymphomaniac : volume 2). Ma se il buongiorno si vede dal mattino…..le premesse sono più che buone.