Oblivion: la recensione di Giorgio Viaro
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Oblivion: la recensione di Giorgio Viaro

Oblivion: la recensione di Giorgio Viaro

2073: l’ultimo uomo (e l’ultima donna) sulla Terra abitano in una casa sospesa sopra le nuvole. Jack Harper (Tom Cruise) si definisce uno “spazzino”: si occupa della manutenzione dei droni da combattimenti preposti alla difesa di immense turbine che convertono l’acqua di mare in energia. Energia che viene utilizzata per alimentare la vita su Titano, luna di Saturno, colonia terrestre su cui l’umanità intera si è rifugiata dopo un’invasione aliena. Perché la guerra con l’invasore è stata vinta, ma il pianeta è diventato inabitabile, e gli Scavengers – misteriosi predatori dello spazio – sono ancora in agguato. A far da tramite tra la Terra e Titano c’è il Teth, una base orbitante da cui provengono gli ordini che Jack e la sua compagna (Andrea Riseborough) devono eseguire. Ancora venti giorni e se ne potranno andare anche loro. Poi però una misteriosa navetta spaziale piomba sul pianeta deserto…

Fantascienza pop, ma con pretese d’autore: Oblivion, per capirsi, non assomiglia ad Avengers, ma nemmeno a Looper. Del primo non ha l’involucro colorato, il supereroismo modaiolo, i toni da commedia; ma del secondo gli mancano la coerenza e la compattezza, mortificati da un romanticismo stereotipato e da plot twist deludenti: a volta prevedibili, a volte presi di peso da altri film, a volte solo sciocchi.
Joseph Kosinski, è abbastanza evidente, voleva realizzare il suo Inception, partendo da uno spunto molto simile a Moon – un’astronauta operaio abbandonato in una landa deserta e in attesa di raggiungere i suoi simili – ma gonfiando il film di suggestioni visive (la casa nel cielo, la piscina nel vuoto) e sonore (la bellissima colonna sonora firmata M83, che richiama il lavoro fatto dai Daft Punk per Tron Legacy, oltre naturalmente ai vecchi capolavori di Vangelis) grazie a un super-budget. E il risultato, fintanto che dura la fase di set-up, quella cioè in cui le carte vengono messe in tavola, è impressionante: il pianeta disabitato è uno scenario di per sé meraviglioso (perfette le location), valorizzato al meglio dalla color correction e ricolmato dalla CGI di stupefacenti dettagli futuristici (i droni, le turbine, la navetta pilotata da Jack).

“Purtroppo” la narrazione vera e propria, il tradizionale viaggio dell’eroe, prima o poi devono iniziare, ed è qui che il film diventa un collage di classici moderni, con un effetto deja-vù senza soluzione di continuità: Matrix, Blade Runner, Il pianeta delle scimmie, 2001 Odissea nello spazio (e non citiamo il plagio più clamoroso per evitare di spoilerare) sono i pezzi di un film-Frankenstein che – immaginiamo sotto la pressione degli Studios – si trasforma poco alla volta nel classico pasticcio cerchiobottista con l’happy end obbligatorio (e privo di senso) e la sua brava moralina conservatrice. Un decorso molto simile a quello del citato reboot/sequel di Tron, che ci fa pensare però che con un budget inferiore (e quindi maggiore libertà) e uno sceneggiatore degno, Kosinski potrebbe davvero trasformarsi nel miglior regista di sci-fi della sua generazione, una specie di Snyder con più buon gusto, o di Nolan meno cervellotico.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
La musica, le location, le scenografie… Per un’ora buona si rimane a bocca aperta. Se potete, vedetelo su uno schermo Imax.

Non mi piace
Film-Frankenstein dal finale cerchiobottista. Che peccato.

Consigliato a chi
Ama la fantascienza pura: pur con tutti i suoi difetti, il film è a lungo un gran piacere

Voto: 3/5

 

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