Ouija: la recensione di Andrea Facchin
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Ouija: la recensione di Andrea Facchin

Ouija: la recensione di Andrea Facchin

Jason Blum è da molti considerato come il nuovo Re Mida dell’horror contemporaneo: con la sua Blumhouse Production da sempre investe in film a basso costo che si rivelano un successo al botteghino: la saga di Insidious, The Conjuring e La notte del giudizio sono esempi perfetti. Ouija è l’ultimo titolo a uscire dalla sua fabbrica del brivido: costato 5 milioni di dollari, ne ha incassati 79 nel mondo, ma tra tutti i “Blum-horror” visti sinora è il meno convincente. I film sopra citati si fondavano su trucchetti del mestiere sì conosciutissimi, ma funzionali alla trama e costruiti così bene – dal punto di vista tecnico e narrativo – da tenere il pubblico incollato alla poltrona. Ouija, invece, pecca proprio in quello che era stato l’asso nella manica dei suoi predecessori: la semplicità. Il film è fin troppo didascalico nel seguire le regole sacre dell’horror soprannaturale, dall’incipit violento (ossia con morte annessa) a tutto ciò che ne consegue, ma non c’è cigolio di porta o luce che si spegne all’improvviso che produca l’effetto sperato.

La vicenda ruota intorno alla tavoletta usata nelle sedute spiritiche, un must del genere, che mette in contatto i giovani protagonisti con la zona più malvagia dell’aldilà, che li perseguiterà uno a uno sino alla fine. L’idea di fondo sarebbe anche interessante, perché mixa declinazioni classiche come lo slasher (qui in chiave demoniaca), case infestate e un assaggio di detective story dietro cui si cela il mistero della storia, ma la mano di Stiles White non è maledetta come quella di James Wan, partito per altri lidi sui bolidi di Fast & Furious 7. Gli sbadigli in serie fanno riflettere su come la serialità dell’horror – di produzioni e meccanismi narrativi – sia un boomerang per il genere, oltre che la sua caratteristica principale: basta un nulla di poco convincente e il pubblico, ormai esperto nell’anticipare lo spavento, fiuta l’inganno. E la paura sparisce.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace
Il gioco di generi alla base del film.

Non mi piace
L’asticella della paura non si alza mai, causa situazioni prevedibili e mal costruite.

Consigliato a chi
Parlando della celebre tavoletta, pensa: “Tanto è solo un gioco”.

Voto: 2/5

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