Federico (Nicolas Vaporidis) e Riccardo (Andrea Bosca) sono amici d’infanzia e passano molto tempo insieme. Entrambi precari, sono costretti però a prendere strade diverse. Federico, claudicante e con un fratellino a carico a causa di un incidente occorso ai genitori qualche anno prima, lavora come addetto alle pulizie presso la redazione di PugliaOggi sotto la direzione di Roberto (Massimo Ghini). Riccardo, aspirante stilista di linee d’abbigliamento pop, nell’impossibilità di trovare uno sbocco al Sud si trasferisce con la pressante fidanzata manager (Claudia Potenza, da tenere d’occhio) a Milano, nella culla della moda.
Insoddisfatto e deluso dal mondo fashion meneghino e dai modi prepotenti della sua ragazza torna a breve in Puglia, richiamato da Federico che ipoteca la masseria di famiglia pur di aprire un atelier di moda con Riccardo, rispondendo a un bando regionale. Peccato che il bando in questione preveda che la coppia di soci candidata al finanziamento sia una coppia di fatto. Di fronte alla tragedia viene loro incontro Roberto, che organizza un corso rapido per diventare credibili in breve tempo…
La farsetta, che si inserisce nel filone queer all’italiana inaugurato da Diverso da chi? e proseguito con la recente commedia sull’outing Come non detto, regala qualche momento comico indovinato, ma le manca alla base una sceneggiatura solida che sostenga tutto l’impianto. E’ sconsolante osservare come, nel caso della maggior parte delle commedie italiane uscite negli ultimi mesi, manchi una ricerca di credibilità dei dialoghi e delle situazioni.
Nello specifico di Outing, non basta mettere in fila una serie di stereotipi sul mondo omosessuale maschile per riuscire ad avvicinarsi anche solo lontanamente alla sostenibilissima leggerezza di un In & Out, tanto per citare uno dei più famosi. E dire che di materiale a cui ispirarsi Hollywood ce ne ha fornito a pacchi.
“Fare il gay” in modo credibile non è impresa facile come dimostrano i tentativi falliti del tonto Federico (peccato però che Vaporidis sia poco credibile anche nei panni dello sciupafemmine), mentre Bosca convince di più nei panni dello stilista effemminato. Nulla di paragonabile rispetto all’esilarante passaggio da gay a etero e da etero a gay di Daniele Pecci in Mine vaganti
La faccenda si complica anche a livello di registro, quando mescola la queer comedy allo sceneggiato poliziesco, con tanto di giornalista d’assalto (Giulia Michelini che guida l’Harley Davidson) che vuole smascherare gli abusi di un signorotto locale. Film champagne con pretese di analisi sociologica sul mondo dei precari e sul bisogno di inventarsi soluzioni creative per sbarcare il lunario.
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Mi piace: l’equivoco con la suora e il personaggio della Potenza sono davvero riusciti.
Non mi piace: i dialoghi poco credibili, la descrizione del mondo queer
Consigliato a chi: è in cerca di leggerezza
VOTO: 2/5
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