VOTO: “Cazzutissimi mostri vs cazzutissimi robot” cit. G.D.T.
Non ho mai amato nascondermi dietro ad una maschera di finto intenditore intellettuale (per intenderci quelli che si arrappano solo a sentire la parola “essai”), quindi annuncio con piacere che sono sempre un po’ eccitato quando si tratta di vedere pellicole con mostri e animalacci di ogni genere, specialmente quando sono mischiati con le cose più assurde che vi possano venire in mente. Grazie a CGI ed effetti speciali, nell’ultimo decennio qualunque idea strampalata di registi, produttori o sceneggiatori può essere messa in pista in poco tempo, a volte funziona, altre no. Questa voglia di miscelare i componenti in modo creativo deriva da un retaggio che io chiamo “ore nella vasca”, proprio come i piccoli aspiranti Master Chef provavano nuovi abbinamenti (mela + maionese, ghiacciolo + paprika), i baby registi passavano ore nella vasca da bagno con tutti i giocattoli che avevano, i preferiti sarebbero arrivati al cinema tempo dopo. C’è chi giocava con i vampiri e i licantropi come Len Wiseman (Underworld, 2003) oppure Catherine Hardwicke (Twilight, 2008), chi giocava con l’omino Michelin e gli uomini della nettezza urbana come Ivan Reitman (Ghostbusters, 1984) e anche chi (purtroppo) giocava con Tex Willer contro gli alieni come Jon Favreau (Cowboys & Aliens, 2011). Una cosa è certa, quel bel ragazzone (più ragazzone che bel) di Guillermo Del Toro nella vasca giocava con Mazinga e Godzilla, 180 milioni di dollari dopo, è nato Pacific Rim (bisogna ritenersi fortunati che Guillermo non giocasse con le paperelle).
Da una breccia inter-dimensionale in mezzo all’Oceano Pacifico sono sbucati enormi mostri cazzuti chiamati Kaiju. Lo scopo di queste bestie alte più di quaranta metri è di cancellare l’umanità dalla faccia della Terra. Tutti i paesi del Mondo decidono di allearsi per creare una resistenza agli attacchi e costruiscono i Jaeger, dei robottoni enormi pilotati da due ranger (ormai in tutti i film sono ranger, vedi The Lone Ranger) collegati mentalmente tra loro attraverso un ponte neuronale chiamato “drift” (a noi gli F35 sono costati 17 miliardi di euro, poteva andarci peggio causa alieni).
Tutta questa parte di storia (comparsa dei mostri, creazione dei robot ecc), che presumevo essere il fulcro di tutte le due ore e dieci di film, è in realtà la prefazione, sbrigata in 5 minuti di riassunto all’inizio. Al che ho pensato, “mo? Che ci fanno vedere?”.
Innanzi tutto il titolo del film e poi..
..il ranger Raleigh Becket (Charlie Hunnam – primo ruolo degno di nota) perde il fratello co-pilota durante un attacco, ma dopo essersi ritirato per 5 anni, il comandante ranger Stacker Pentecost (Idris Elba – Prometheus, Thor) come un novello Colonnello Trautman (Rambo, 1983) tornerà a chiedere il suo aiuto insieme alla neo ranger Mako Mori (Rinko Kikuchi, sembra una di quelle battute “Sai come si chiama una sarta stupida?”).
Questo lungometraggio è stato diretto dal papà di Hellboy (molte atmosfere lo ricordano compresa una partecipazione dell’attore Ron Perlman) nel momento in cui ha deciso di allontanarsi dalla regia di Lo Hobbit, ed è stato veramente un bene. Pacific Rim sulla carta era un film molto ambizioso, il flop era dietro l’angolo, invece si è rivelato una delle sorprese più interessanti dell’estate duemilatredici.
E’ovvio che stiamo parlando di un film dichiaratamente burino fin da subito (ricordiamoci che si picchiano usando una petroliera). Nella scala di giudizio invece delle cinque stelline avrebbe il livello di rutto libero con agevolazione di Coca Cola calda bevuta in precedenza.
La cosa che in genere mi annoia di pellicole con mostri giganti è che per renderli il più possibile realistici molti registi usano inquadrature definibili come “a cazzo di cane”, confuse e ravvicinate. Il risultato è una gran confusione nella sequenze di combattimento. In Pacific Rim, nonostante esseri e robot grandi quanto un grattacielo, le scene d’azione sono chiare, spettacolari e graficamente perfette.
Un po’ come i vari Jaeger, tutti diversi tra loro e pilotati da squadre di paesi diversi (sembra la reunion delle etnie vampiresche nell’ultimo Twilitght), anche i Kaiju che sbucano dal passaggio inter-dimensionale sono sempre diversi a seconda dell’evoluzione, questo tiene vivo l’interesse a scoprire quale sarà la prossima faccia da culo ad uscire dal buco (mai paragone fu più azzeccato).
Intelligente mossa da parte di Del Toro quella di inserire una storia parallela per alleggerire la pura azione. Una coppia di scienziati studiosi di Kaiju tenta di scoprire informazioni studiando il cervello dei mostri, ne nascono alcuni momenti comici che aiutano Pacific Rim a scorrere liscio come l’olio.
E’curioso che per un blockbuster con un budget molto alto, la scelta degli attori non sia ricaduta su star dai volti noti al grande pubblico, ma tutto il cast fa il suo dovere egregiamente, soprattutto Becket che, complici anche le tute alla Tron/Prometheus, assomiglia incredibilmente a Garret Hedlund (Tron: Legacy, On the Road).
Degne di nota sono anche la colonna sonora curata da mr. Trono di Spade Ramin Djawadi, e la breve apparizione della bambina giapponese Mana Ashida che interpreta Mako bambina, incredibilmente brava.
Due ore di intrattenimento grezzo ed effetti speciali tra mostri, robot e nomi da nerd (Coyote Tango, Cherno Alpha, Crimson Typhoon, Striker Eureka, Otachi, Leatherback) che non deludono l’aspettativa.
Tutti a giocare nella vasca da bagno, non si sa mai cosa potreste dirigere al cinema tra qualche anno.
COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)
-I ranger sono le nuove rockstar
-Più grosso è più bello (non lo disse Moana Pozzi)
-Alcuni Kaiju nuotano come i cani
-La stretta di mano neurale è un modo rapido per farsi i cazzi degli altri
-“Il mondo sta per finire, preferirebbe morire qui o in uno Jaeger” dove sono i pubblicitari della Jagermeister? Avrei un business da proporre
-I russi possono rimediare tutto
-I numeri sono la cosa più vicina alla calligrafia di Dio
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