Paradiso amaro: la recensione di Annu83
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Paradiso amaro: la recensione di Annu83

Paradiso amaro: la recensione di Annu83

Matt è un ricco avvocato che vive nel paradiso terrestre hawaiano, con una moglie di cui è innamorato, due figlie e un’intera collina vergine, avuta in eredità, che sta per essere venduta e dalla quale riceverà un’enorme entrata economica. Praticamente una vita da sogno. Peccato che, nella vita reale, anche in un paradiso come le Hawaii, i sogni durano solo fino al mattino, e anche un paradiso può diventare “amaro”.
Capita così che Elizabeth possa avere un incidente in barca e finire in coma vegetativo senza possibilità di salvarsi, che Alex e Scottie possano rivelarsi due figlie ribelli e difficilmente gestibili, e che la vendita non sia una scelta poi così semplice e scontata come tutti sull’isola pensano. E quando credi che peggio non possa andare, scopri la trama portante della storia, ovvero che tua moglie, prima di avere le ore contate, ti tradiva e voleva chiedere il divorzio perché eri un marito assente e un padre invisibile. E in un attimo quel tuo mondo già capovolto, ti riserva un altro scossone che ti stravolge nuovamente.
In mezzo a tutto questo argomenti duri, come l’eutanasia, l’elaborazione del dolore, il tradimento, il perdono, il rancore, la morte e l’impotenza nei suoi confronti e in quelli della vita stessa.
Una pellicola straordinaria, che si avvale sapientemente e in maniera garbata di una voce narrante per snocciolare i dettagli di una storia che è un pugno scagliato nel pieno dello stomaco dello spettatore. Una storia triste e straziante, che un magistrale Clooney trasforma in qualcosa di estremamente semplice e reale grazie a espressioni del volto che forse, nella sua carriera, non aveva mai conosciuto.
Un film sull’elaborazione del dolore, ma anche sulla ricerca della verità (gli unici attimi in cui Clooney si fa incalzante e cinicamente ironico) e sul perdono. Tutto giocato sul filo sottile e instabile della disperazione, con un protagonista perennemente assorto in una sorta di “oblio del pensiero”, con gli occhi costantemente sbarrati e un’espressione assente che odora tanto di sentimento vero e di immedesimazione completa (aaahhh, i grandi attori), come nella scena in cui Matt rincorre di nascosto l’amante della moglie, lasciando trasparire una tensione che passa attraverso lo schermo e arriva direttamente allo spettatore seduto comodamente in poltrona.
Fino al tragico epilogo, che punta i riflettori su un argomento da trattare con estrema cautela: quello del testamento biologico e dello spegnimento dei macchinari che tengono in vita Elizabeth, che si concluderà poi con un’intima quanto surreale cerimonia funebre hawaiana.
Uno straordinario Clooney (vincitore del Golden Globe come miglior attore protagonista), coordinato da un’intelligente regia che sa indugiare sul suo stato di grazia a livello espressivo, che si avvale di una sorprendente comprimaria come Shailene Woodley (candidata al Golden Globe come miglior attrice non protagonista), bella e naturale, che interpreta Alex, la figlia maggiore di Matt, riuscendo in una trasformazione ardua durante l’evolversi del film: da figlia adolescente “complicata” e ribelle, dedita a droghe e alcol, a figlia ammirevole e amorevole, che sa prendersi la responsabilità di sostenere ciò che rimane della famiglia attraverso una delicata ma mai stucchevole rielaborazione del rapporto padre/figlia.
Come personale ciliegina su una torta che ho trovato ottima, aggiungerei che, caso rarissimo, il nostro titolo italiano è forse più azzeccato di quello originale, e che la colonna sonora è quasi sempre un sottofondo delicato e aggraziato che ben si sposa coi sentimenti che pervadono il film.
Siamo solo a febbraio, è vero, ma “paradiso amaro” (vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico) è destinato ad essere ricordato come uno dei film migliori di questo 2012.

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