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Paranormal Activity 3: la recensione di Carlo Tallarigo

Paranormal Activity 3: la recensione di Carlo Tallarigo

Paranormal Activity 3 racconta l’infanzia di Katie e Kristie, le due sorelle protagoniste dei primi due film della serie. Nel 1988 le bambine si trasferiscono nella casa nuova con la madre Julie e il suo ragazzo Daniel. Kristie, la più piccola, inizia a dialogare con un amico immaginario di nome Toby e da quel momento in poi si iniziano a sentire dei rumori inquietanti per la casa. Daniel decide allora di piazzare delle telecamere nelle varie stanze per cercare di capire cosa sta accadendo.

Il film tarda a carburare, nella prima metà non succede niente di particolare anche se si inizia a capire che Toby è molto di più di un amico immaginario visto che Kristie parla e gioca spesso con lui in giro per casa nella notte.

Le novità rispetto ai due film precedenti sono poche, l’obbiettivo del film resta sempre quello di sfruttare l’immaginazione del pubblico per creare dei momenti di paura, non si vedono immagini crude, ma si sentono spesso dei rumori fuori campo (porte che scricchiolano, passi, risate inquietanti) e si avvertono delle presenze che possono essere suggestive se ci si lascia trasportare dalla propria immaginazione. I due registi Ariel Schulman e Henry Joos (Catfish) portano delle novità estetica al genere mockumentary, come l’idea di far piazzare a David una telecamera sopra un ventilatore per poter avere un’inquadratura più ampia della cucina, ma la sceneggiatura è stata un po’ trascurata e molte domande nate dai primi due film non vengono risposte in maniera esauriente. Purtroppo il franchise sembra essere caduto vittima della solita ossessione nella produzione americana di comprare un’idea innovativa e interessante, per poi spremerla fino a quando il pubblico non se ne sia stancato.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Le scene di umorismo involontario

Non mi piace
L’ostinazione di David nel portarsi dietro la sua videocamera in qualsiasi momento, anche in situazioni di vita o di morte, che mette in rilievo il limite stesso del genere mockumentary

Consigliato a chi
Non ha visto i primi due film

Voto 2/5

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