Dopo la calorosa accoglienza di Coraline e la porta magica, grazie a ParaNorman la Laika si conferma una delle più interessanti e promettenti fucine del cinema d’animazione contemporaneo.
Semplice e lineare, ma abilmente strutturato da una solida sceneggiatura, il nuovo film stop-motion e 3D della casa di produzione reinventa e attualizza la fiaba classica grazie alla commistione di stili e influenze cine-letterario-televisive e al personaggio protagonista Norman, uno studente dei giorni nostri, gracile ed emarginato, che ha il potere di parlare con i defunti. Nonostante la diffidenza e lo scherno di coetanei e adulti, sarà proprio lui il prescelto destinato a salvare la sua città dalla secolare maledizione di una strega.
Il parallelismo con altri giovani eroi “incompresi” portati alla ribalta negli ultimi anni, dal nuovo Peter Parker di The Amazing Spider-Man al vichingo Hiccup di Dragon Trainer, nasce spontaneo. Come inevitabile risulta l’inserimento dell’opera nel filone horror-comedy d’animazione, al quale Tim Burton ha spalancato la strada con Nightmare Before Christmas e che nel 2012 sembra esploso, coinvolgendo blockbuster americani come Hotel Transylvania, tanto quanto produzioni “low budget” europee, vedi The Suicide Shop. Entrambi in arrivo.
Cionostante, ParaNorman brilla di luce propria. Merito soprattutto di uno script originale, condito da battute ironiche e divertenti gag seppur volutamente costruite in satirico omaggio alla tradizione del genere horror, di cui il nostro eroe è un fervido cultore. Dialoghi e avventure si susseguono con il ritmo delle sit-com di MTv, tanto popolari tra i teenager ai quali il film principalmente si rivolge. Ma strizzano l’occhio anche all’intrattenimento da brivido farsesco di saghe come Ghostbusters o Scooby Doo. Riferimenti che saprà cogliere più facilmente un pubblico adulto, caldamente invitato ad accompagnare gli spettatori sotto i sei anni di età, che potrebbero essere turbati da alcune sequenze dell’epilogo.
La vena parodistica viaggia, infatti, parallelamente a una crescente drammaticità, che – come già accaduto in Coraline – tocca controverse dinamiche famigliari (su tutti la comunicazione genitori-figli), problemi relazionali adolescenziali, il rapporto con il “diverso”, il perdono e l’elaborazione del dolore.
Soprendente la stop-motion di ultima generazione, progredita grazie all’uso delle stampanti tridimensionali a colori che hanno contribuito alla realizzazione dei personaggi (in particolar modo alla produzione dei volti sostitutivi) e il cui impatto viene evidenziato da un sapiente uso del 3D.
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Mi piace
La solidità della sceneggiatura. La forza del personaggio di Norman. Il sapiente uso del 3D. L’elegante stop-motion di ultima generazione. Tutti elementi che insieme contribuiscono all’ottima riuscita del film.
Non mi piace
Le gag vanno quasi tutte a segno, ma l’effetto déjàvu – sebbene cercato – a tratti pesa
Consigliato a chi
Ai teenager, ai quali il film principalmente si rivolge, ma anche agli adulti appassionati di horror, che si divertiranno a cogliere omaggi e citazioni del genere, rivisitato e corretto in un’ironica chiave comedy. Sarebbe meglio accompagnare i bambini sotto i 6 anni per via del forte impatto emotivo di alcune sequenze, soprattutto nel finale.
Voto
4/5