Esordio col botto per Ariel Kleiman, ch’inscena genitori di figli partoriti & cresciuti con l’unico scopo di renderli assassini e/o assassinati. Una realtà di fatto indiscutibile, sistematica, universal’e, peggi’ancora, spacciata com’utopia. Il regista svela la menzogna schiantando il più atroc’e radicato dei tabù, ma l’uso della metafor’annacqua l’impatto del film, tant’è che incomprensioni e fraintendiment’interpretativi abbondano rigogliosamente. Verrebbe da pensare ch’i Taviani di “Padre padrone” (1977) siano stati più diretti e incisivi, tuttavia basta la (ri)lettura delle recensioni dell’epoca e s’è costretti a ricredersi.
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