Passioni e desideri: la recensione di Emilia Iuliano
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Passioni e desideri: la recensione di Emilia Iuliano

Passioni e desideri: la recensione di Emilia Iuliano

Interconnessione, collisione, comunità globale e amore. Su questi quattro perni si regge (barcollando) Passioni e desideri, l’ultima fatica di Fernando Meirelles, l’acclamato regista di City of God, che torna al lavorare con la musa di un’altra sua apprezzata opera, la Rachel Weisz di The Constant Gardener – La cospirazione. E un nutrito cast di co-star internazionali, tra cui Anthony Hopkins, Jude Law e Ben Foster.
Come già (e meglio) in passato – tra gli altri – Robert Altman (Nashville), Paul Thomas Anderson (Magnolia), Paul Haggis (Crash – Contatto fisico) o, più recentemente, i fratelli Wachowski e Tom Tyker (Cloud Atlas), hanno voluto mostrarci gli straordinari legami tra uomini apparentemente distanti tra loro e i rapporti di causa-effetto senza confini che le azioni di questi individui possono generare, anche il regista brasiliano si cimenta con la sua “teoria dei sei gradi di separazione cinematografica”. Aiutandosi con un noto testo teatrale, Girotondo di Arthur Schnitzler, dal quale prende il via il film.

Rispetto ai predecessori, tuttavia, la tematica scelta da Meirelles viene resa in maniera più attuale. La sceneggiatura firmata da Peter Morgan (The Queen, Hereafter), infatti, tocca temi come la crisi finanziaria internazionale, l’effetto domino della Primavera Araba, l’impatto dei social network, l’instabilità dell’Euro-zona e la minaccia di pandemie. E si muove nei centri metropolitani di oggi, sempre più multirazziali. Un mondo che effettivamente non è mai stato “connesso” quanto ora.
In questo scenario si collocano e s’intersecano tante vite: quella di una giovane coppia in carriera, ma in crisi emotiva; di un’altra pronta a nascere, però divisa dalla cultura e dalla religione; quella di una una ragazza dell’Est che sogna la scalata sociale prostituendosi; quella di un ex detenuto per stupro che tenta di non perdere il controllo; di un padre che non riesce ad accettare la morte della figlia. E molte altre. Dalla decisione presa a Vienna da un uomo d’affari scaturisce una serie di eventi che si diramano attorno al Globo per poi tornare a infrangersi nuovamente dove tutto è iniziato.

Le vicende di ciascuno dei protagonisti di Passioni e desideri viaggiano parallelamente a quelle degli altri personaggi coinvolti, ma su binari alterni. Per ogni storia l’autore adotta un registro stilistico differente, passando dal thriller-action alla dramedy fino al dramma vero e proprio e al romance. Non tutte le trame funzionano, però. Il percorso a 360° (titolo originale) è tanto ambizioso quanto ostico e l’autore, questa volta, non si conferma un giocoliere all’altezza. Colpa anche di una sceneggiatura che emoziona senza continuità, smarrendo lo slancio iniziale e faticando a mantenere l’equilibrio tra un episodio e l’altro. Stupisce, tra l’altro, che il capitolo più blasonato, ovvero quello che coinvolge sia Law sia la Weisz, risulti il meno riuscito e il più “telefonato”. Decisamente più convincenti, originali e coinvolgenti il trio Hopkins, Foster e Maria Flor nell’aeroporto bloccato, l’inseguimento amoroso tra Jamel Debbouze e Dinara Drukarova o, ancora, il rapporto di strana custodia tra le due sorelle slovacche che lambisce il cinema di denuncia sociale. Ma questi alti e bassi non giovano al film nel suo complesso e neppure le buone prove offerte dagli interpreti salvano l’opera, che imbastisce troppo senza tuttavia aggiungere granché al già citato filone al quale appartiene.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Le buone prove degli attori. Specialmente quelle del trio Anthony Hopkins, Ben Foster e Maria Flor.

Non mi piace
Sceneggiatura e regia non riescono dare giusta sostanza e pathos a tutte le storie messe in scena.

Consigliato a chi
Crede strenuamente nella “teoria dei sei gradi di separazione” e simili.

Voto
2/5

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