Per sfortuna che ci sei: la recensione di Silvia Urban
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Per sfortuna che ci sei: la recensione di Silvia Urban

Per sfortuna che ci sei: la recensione di Silvia Urban

Fare il consulente matrimoniale e non essere mai riuscito a tenere una donna per più di due settimane a causa della jella: quella che porta a tutte coloro che s’invaghiscono di lui. Questo il problema di Julien e l’interessante spunto da cui prende avvio la commedia di Nicolas Cuche. Un’intuizione geniale, per di più mai esplorata al cinema, che diventa però occasione mancata, risolvendosi in un pastiche di generi – dalla commedia romantica anche un po’ sofisticata (vedi le scene del primo appuntamento di Julien e Joanna) al demenziale spinto in stile Farrelly (il vibratore che Joanna mostra per sbaglio ai suoi capi) – e in una raffica di clichè che hanno smesso di far ridere. Il film parte bene, con un incipit dall’estetica pop in cui vengono passate in rassegna tutte le sfortunate relazioni del protagonista (decisamente la parte più divertente), ma non riesce a decollare, frenato da un’indecisione autoriale che finisce per inglobare troppi elementi e registri differenti che, invece di arricchire, privano la storia di coesione. La verve comica della prima parte nella seconda cede il passo alla banalità e alla prevedibilità delle situazioni (incluso l’attacco isterico del megalomane designer interpretato da Elie Semoun: una macchietta a tratti fastidiosa), fino allo scontato “vissero felici e contenti” finale. E a poco o nulla “serve” la bravura dei protagonisti (Francois-Xavier Demaison e Virginia Efira), peraltro convincenti quando presi singolarmente ma poco credibili come coppia. Un peccato, viste le potenzialità del soggetto, sul quale scommettiamo Hollywood punterà presto gli occhi per un remake oltreoceano.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
L’idea di parlare d’amore partendo dalla sfortuna e di giocare con la superstizione

Non mi piace
La banalità con cui il soggetto è stato sviluppato, inciampando in una serie di clichè; l’indecisione autoriale che mescola stili troppo diversi

Consigliato a chi
Si accontenta di farsi qualche risata con una commedia senza pretese

Voto
2/5

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