Philomena è un film apparentemente molto lineare, eppure non si può negare come sia fondato su equilibri delicatissimi. Non è affatto semplice riuscire a confezionare un film che sia allo stesso tempo tratto da una storia vera (e contemporanea), accessibile ad una fetta larghissima di pubblico e capace di equilibrare perfettamente le componenti ironiche e drammatiche della situazione. E bisogna dire che in questa gestione di equilibri Steven Frears riesce benissimo, grazie anche al supporto di una sceneggiatura già ottima e in grado di adattarsi agevolmente ai ritmi e alle drammatizzazioni cinematografiche.
La magistrale interpretazione di Judi Dench è poi un valore aggiunto da non sottovalutare, in grado di elevare un ruolo femminile particolarissimo e non sempre totalmente convincente (il personaggio, non la Dench). Di certo non deve essere facile calibrare una protagonista simile, e difatti in certi punti rimaniamo un tantino perplessi davanti al buonismo assoluto e alla semi santificazione del personaggio Philomena. Capite bene come il mio cinismo venga messo a dura prova in scene come il “perdono finale”…
Essenzialmente, Philomena è un film che ha i suoi punti di forza in un adattamento di sceneggiatura ottimo, capace di centrare l’obiettivo e di esaltare ad hoc la fortissima personalità femminile della protagonista, sfruttando in maniera eccezionale il talento della sempre ineccepibile Judi Dench.
Purtroppo alcuni passaggi risultano estremamente forzati e la sensazione di trovarsi davanti ad un film “piangerone” è costantemente presente. Il risultato finale è che chi come me non riesce a rinunciare ad un pizzico di cinismo si ritroverà a sbuffare davanti a tutto il carico di buonismo emanato dalla pellicola….
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