Anna è quasi adolescente nel 1987, a Capodichino (Napoli). La finestra della sua stanza affaccia sul cortile di un palazzo-castello in mezzo a un bellissimo nulla che sta per trasformarsi in una nuova epoca. L’incontro con Peppino, un ragazzo della sua età, e con quel Mariuolo che ha destabilizzato il quartiere, la porterà ai confini di quel piccolo mondo. L’infanzia che deve per forza finire e l’adolescenza che cerca il proprio spazio e l’attesa del suo riscatto. Lo stesso che farà tremare un’intera città.
Quella di Piano Piano, ispirato ai ricordi di Antonia Truppo e da lei stessa co-sceneggiato oltre che interpretato nei panni della mamma di Anna, viene descritta com una storia di fomazione, di crescita e rapporti ambientata in un piccolo mondo in cui tutto sta per cambiare. Ed è soprattutto questo piccolo mondo antico che interessa al regista, attentissimo nel mostrare un immaginario con appagante e calorosa filologia vintage. La volontà di riversare il micro nel macro è un procedimento, di recupero della memoria attraverso il cinema, che viene infatti costantemente scomodato dal film.
Prosatore nasce anagraficamente a Napoli e professionalmente a Milano, dove si ritrova a confrontarsi con la regia televisiva. Il suo primo cortometraggio, Il Serpente, è finalista ai Nastri D’Argento 2015 e riceve numerosi premi, selezioni e menzioni a festival nazionali e internazionali. Destinata Coniugi Lo Giglio, dopo il debutto ad Alice Nella Città, ottiene il Nastro D’Argento 2022 come miglior cortometraggio. Nel 2022 va in onda su Netflix la docuserie Wanna di cui cura la regia.
Piano Piano è il suo primo lungometraggio ed è un film che assume il 1987 non tanto come anno d’ambientazione ma come faro immaginativo, come costante pilastro eretto in mezzo alle macerie del disincanto e come convitato di pietra col quale fare costantemente i conti. Il quartiere partenopeo diventa così specchio di un mondo più grande, di un universo magmatico in bilico col confronto costante con le minuzie. Sulle note di Self Control di Raf, brano clou del decennio, Anna rivendica il diritto a essere al contempo “principessa” e “zo**ola”.
Ed è particolarmente struggente, oltre che attuale, vedere dispiegarsi tutto ciò davanti ai nostri occhi proprio nel momento in cui il Napoli, ai quarti di Champions contro il Milan e con un campionato già in tasca per distacco, sta attraversando il punto più alto della sua storia calcistica recente. In questo senso va riconosciuto a Prosatore anche il merito di aver saputo declinare al presente assoluto la dimensione narrativa di una Napoli che negli ultimi anni abbiamo visto tantissimo, e che qui però sembra manifestarsi incredibilmente sul grande schermo per la prima volta, quasi a miracol mostrare, con un’idea di musicalità in bilico tra l’auto-erotismo e la disperazione, il feticismo ombelicale e la vitalità irridente e impudica.
Foto: Briciola, Eskimo SRL, Soul Movie, Rai Cinema
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