38 anni, francese, compagno e collega di Marion Cotillard, Guillame Canet – parallelamente a una brillante carriera da attore che lo colloca tranquillamente nell’empireo dei divi francesi – si sta costruendo anche un’apprezzabile curriculum da regista, non solo in casa, ma anche a livello internazionale. Come conferma il suo Les Petit Mouchoirs che – presentato due anni fa al Festival di Roma – arriva finalmente nelle nostre sale, avallato dal consenso della critica.
Mix sapiente di ironia e tragedia, il film è una dramedy che confessa da subito la sua parentela stretta con Il grande freddo di Lawrence Kasdan, in cui però non si fanno i conti con la delusione della mancata realizzazione dei sogni post-sessantottini, ma con un malessere (esistenziale) che è conseguenza diretta di troppo benessere (economico-materiale). Protagonista della storia è un gruppo di amici, interpretato dalla Meglio gioventù francese: l’ormai immancabile (in un film francese) premio Oscar per The Artist, Jean Dujardin, Benoit Magimel, il François Cluzet dell’incredibile successo di botteghino Quasi amici, Marion Cotillard, Gilles Lelouche e molti altri apprezzabili attori meglio noti in patria.
La miccia di partenza della storia è fornita dall’incidente quasi mortale in motorino (raccontato da un bellissimo piano sequenza) del più simpatico e istrionico della compagnia, Ludo (Dujardin). Nonostante la gravità delle sue condizioni, gli amici più intimi decidono ugualmente di non rinunciare alla loro tradizionale vacanza estiva sulla riviera francese, a Cap Ferret, a casa del ricco e burbero Max (Cluzet). Durante il soggiorno, con la disgrazia di Ludo che incombe sempre sottotraccia, salteranno tutte le maschere e si paleseranno le inconfessabili nevrosi, le tensioni nascoste e le ipocrisie belle e buone di un gruppo di borghesi over 30, che si illude di dimenticare la propria piccolezza e le proprie magagne grazie allo sbriluccichio del denaro, al sesso senza amore, al collezionismo sentimentale o allo spiritualismo esasperato.
Il regista mescola sapientemente il bello e il brutto della vita, alternando momenti di deflagrante comicità a gesti di tenerezza, sguardi complici e momenti di varia intimità, in un ritratto partecipe, che non vuole mai ergersi a giudice dell’egoismo malcelato dei protagonisti che hanno abbandonato il loro amico malato in città, raccontandosela bellamente. Sarà la Vita, alla fine, a sciogliere tutti i nodi, smascherando le piccole bugie e portando a galla la nuda verità. Vengono a galla anche le piccole bugie di Canet, che dietro a questo “piccolo” film nasconde grandi ambizioni (oltre che un’ottima conoscenza del cinema), per soddisfare le quali è disposto a estorcere non poche lacrime. Che si versano comunque volentieri.
Leggi la trama e guarda il trailer del film.
Mi piace: l’eccellente cast corale francese, che regala risate e lacrime in egual misura. Il clima da Grande freddo che fa trascorrere due ore e mezza senza alcuna pesantezza.
Non mi piace: l’estorsione facile di lacrime nella parte finale.
Consigliato a chi: ama il cinema dai toni tenui, le piccole storie di grande intimità.
Voto: 3/5
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