Colti letterati della settima arte, critici accademici da cinematografo, nostalgici del cinema che è stato (e non è stato mai), leggete questo: la pendente virilità dello sfortunato bagnate, staccata dagli avidi morsi delle sanguinarie bestiole, galleggia solitaria e in tre dimensioni vero noi spettatori increduli. Questo è Pirhana 3D; una schifezza imbarazzante che eppur ci piace. Così ridicolo da trascendere facendosi bello. Corpi abbronzati, muscolosi, prosperosi, di turisti e turiste, dilaniati e masticati da banchi di pesci carnivori. Sangue. Carne. Uno splatterone da serie B senza capo ne coda che infine diverte. Elisabeth Shue, Ving Rhames, Adam Scott e Chrustopher Lloyd sono intenti a studiare o farsi squarciare dalle fameliche creature. Alexandre Aja, 33 anni, francese, prende il classico di Joe Dante del ’78 e lo distrugge con piranha preistorici che fuoriescono da arcaici fondali e orifizi umani. Si permette di far divorare il premio Oscar Richard Dreyfuss che nel ’75 era sopravvissuto niente-di-meno-che allo squalo Spielberghiano. Paradossalmente uno dei pochi film ad aver usato il 3D con logica. Disgusto e gioia si mescolano come il Rum e la Coca Cola nel Cuba Libre e non sai dire quale sapore prevalga. E non sai dire se Piranha 3D è una disgustosa vaccata o un’ottima forma d’intrattenimento.
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