Se non si intitolasse Point Break e non fosse ricalcato sul film di Kathryn Bigelow, parleremmo di un action thriller adrenalinico, con scene d’azione dinamiche e coinvolgenti, una buona fotografia e un discreto livello di divertimento. Uno spettacolo che all’occhio non guasta, quindi, ma modesto in quanto a dialoghi e storyline, fattori che oggi, per altro, il genere tende a curare sempre meno a favore dell’entertainment puro e senza pensieri. Il problema è che il film di Ericson Core si intitola Point Break ed è costruito sull’avventura di Patrick Swayze e Keanu Reeves, impossibile da dimenticare al momento del bilancio finale.
Il contesto, qui, è quello degli sport estremi (il film originale si limitava al surf e allo skydiving), con il nuovo Johnny Utah (un biondo e tatuatissimo Luke Bracey) ex atleta che dopo un incidente sceglie di darsi una regolata entrando nell’FBI. Il primo incarico serio? Infiltrarsi nella banda di criminali del carismatico Bodhi (Edgar Ramirez). Sin dall’incipit è chiaro come il reboot punti al ritmo più alto possibile, esaltando le gesta folli dei suoi protagonisti. Più adrenalina, più testosterone: ecco le due regole fondamentali. Che Core, anche direttore della fotografia, mette in pratica per portarti all’interno del cono di un’onda gigantesca, lanciarti con lo snowboard da altezze vertiginose o sfrecciare con tute alari tra le alpi svizzere (scena stupenda, girata senza CGI e ripresa anche in GoPro). Insomma, sembra di vedere su grande schermo le gare degli X Games, evento che ESPN organizza annualmente in estate e inverno chiamando a raccolta i migliori atleti di sport estremi del mondo.
Ma c’è anche una certa dimensione filosofica da rispettare, la stessa che attirava sempre di più Reeves verso il gruppo di Swayze. In quel caso, i criminali incarnavano il ribellismo anarchico di chi vuole andare contro il sistema vivendo al limite, alla ricerca di se stessi; qui, invece, le azioni di Bodhi & Co. sono guidate da un’ideologia ecologista, fondata sul rispetto della Madre Terra e sull’equilibrio tra Uomo e Natura da ripristinare. Alla base di questo pensiero ambientalista, otto prove – all’apparenza impossibili – da superare, inventate da un guru/atleta estremo per omaggiare ciascuna forza naturale: completarle tutte, porterebbe al Nirvana. Senza entrare in maggiori dettagli, la trovata è un grosso castello di carte sorretto da dialoghi elementari e un rapporto tra i due protagonisti che non raggiunge mai i livelli di empatia (e di alchimia di coppia) della controparte originale. L’incontro/scontro tra Bodhi e Utah, con tanto di crisi di coscienza del poliziotto, reggeva l’intero scheletro narrativo della storia della Bigelow e qui, invece, si perde nelle tante evoluzioni dei due personaggi. E per un film che si intitola Point Break è imperdonabile.
Leggi la trama e guarda il trailer
Mi piace:
Le scene d’azione particolarmente immersive
Non mi piace:
Il nuovo taglio ecologista non convince fino in fondo e il rapporto tra i due protagonisti ne risente
Consigliato a chi:
NON ha amato il film originale e ne avrebbe sempre voluto una versione più dinamica
Voto:
2/5