Ci risiamo: i gemelli omozigoti Spierig cavalcano l’onda del “mindbender movie” fraterno dei Nolan, c’infilano un tot di “Looper”, un tot di Kammerspiel della loro teutonica terra d’origine (il film è fatto da solo 3 personaggi per un budget di solo 3,5 milioni di dollari), e con tale penuria di mezzi dribblano la visionarietà e lo spettacolo dei primi Wachowski (altr’accoppiata di consanguinei: non credo sia un caso) sfornando un contorsionism’onanistico che non va da nessuna parte. Più letterario che cinematografico, più parlato che mostrato e mess’in scena, arzigogolato per nascondere il vuot’assoluto della riflessione sull’identità sia corporea (l’ermafroditismo) sia ontologica (ancora col c.d. “paradosso della predestinazione”, una curva di causalità cronologica circolare e quind’autogenerativa accennata pure nel dialogo sull’uovo e la gallina). Avvincente? Spossante, anche peggio della fetida svolta cronenberghiana di “Twins” (“Inseparabili”, 1988, ma il titolo er’ormai proprietà di Reitman per il suo film del medesimo anno). La chiusa di “Predestination” vanifica il cumulo di twist antecedenti, buttati lì a raggiungere i 97 minuti. “C’è un’ambizione smisurata in quest’idea di cinema [d’appassionati di] labirinti mentali”. Peggio: c’è presunzione e la malafede d’una logica narrativa ch’architetta una trama complicata farcita d’espedienti utili solamente per il bluff conclusivo. “Intricato puzzle fine a se stesso. […] D’altronde se fin lì […] vi siete divertiti ci può anche stare un così discutibile epilogo”. Non è l’epilogo che rovina ‘sto ciaffo, è il percorso ch’è inconcludente e non viene salvato manco dall’epilogo. E non sproloquiamo con paragoni a tragedie greche o concetti teologici, grazie. Su RT la media voto è di 6.8/10, su IMDb bast’avere più di 18 anni (ma esist’ancora un pubblico non adolescenziale?) e si scende dall’8,2 al 7,1, ch’è sempre troppo ma guai a inimicarsi il target residuo (http://www.imdb.com/title/tt2397535/ratings).
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