Un film d’un’altra epoca, quell’eroica senz’eroi dei cinecomics. Se “Le Quatre Cent Coups” di Truffaut (1959) si presentava com’un lirico biopic sulle difficoltà dell’infanzia alle quali sopravvivere con la letteratura (Balzac) e la cinefilia, al contrario “Tag” del debuttante Jeff Tomsic mostra sia la piena consapevolezza dell’odierno sbandamento epocale, un’inesorabile deriva vers’invecchiamento, malattie nefaste e morte, sia l’unica strategia di sopravvivenza finora escogitata. Dunque anch’esso è sia un survival movie ch’un biopic pur s’il numero dei personaggi reali è stato dimezzato, tuttavia la metà residua del cast eccelle e ci mostra l’unico rimedio sin qui decente al disastro esistenziale: colmar’il tempo con un gioco apparentemente stupido ch’invece serv’almeno a condivider’il tracollo fr’amici. Le “zingarate” di Monicelli? Goliardate geriatriche. Da brividi la cover acustica di “Lake of Fire” di Eric Bachmann.
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