Prima di domani: la recensione di Mauro Lanari
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Prima di domani: la recensione di Mauro Lanari

Prima di domani: la recensione di Mauro Lanari

Nei film s’un time loop di 24 ore, esso s’infrange con una modifica comportamentale che reindirizza l’esistenza vers’un nuov’attrattore. “Prima di domani” sbandiera l’effetto Lorenz 3 volte: com’accenno a una sua spiegazione su YouTube, come poster di farfalle a lato del letto della protagonista, come wallpaper del suo smartphone. Il Kutcher di “The Butterfly Effect” (2004) non er’affetto da sermonellosi acuta e si limitav’a esporre la drammatica ipotesi dell’ineluttabilità del nostro destino, mentre la Deutch è sfruttata per ammannirci una lectio sul corretto modo di vivere tale presunto scenario nefasto e irredimibile. Vengono scomodat’il Camus de “Il mito di Sisifo. Saggio sull’assurdo” (1942) e la coazione a ripetere quale suo corrispettivo psicoanalitico, il “Diventa quello che sei” tra Nietzsche (“Wie man wird, was man ist”: “Ecce homo”, 1888) e Freud (“Wo Es war, soll Ich Werden”: “Introduzione alla psicoanalisi [nuova serie di lezioni]”, 1933), perfino Seneca per insegnarci non si sa bene cosa: immolarsi per un’altra persona sarebbe “far’il proprio meglio”? Sul serio? Bella però la “Skeletons” (2009) degli Yeah Yeah Yeahs in soundtrack.

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