Prisoners: la recensione di ACINIdiCINEMA
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Prisoners: la recensione di ACINIdiCINEMA

Prisoners: la recensione di ACINIdiCINEMA

VOTO: Stringiiiiiii
Ci sono persone che entrano a vedere un film senza neanche informarsi sulla trama, seguono l’istinto. Io (che ho istinto solo per le figure di merda) devo confessare che, prima di andare a recensire, mi faccio un’idea di quello che pensa il pubblico in generale. Mi affido alla votazione di IMDB che grazie a Dio ha un rating di 10 stelline e non di 5 come la maggior parte dei website (con la conseguenza che in mezza stella di gap sono racchiuse due pellicole neanche lontanamente paragonabili). 8.1, avevo grandi aspettative per Prisoners.

In una tranquilla cittadina di provincia americana (tradotto significa “qui succedono un sacco di cose orribili”) due bambine di 6 e 7 anni, Anna ed Eliza, spariscono senza lasciare traccia. I due padri reagiscono in maniera differente, chi inizia una caccia collerica all’uomo e chi cerca di non farsi travolgere dalla sete di vendetta. Il più serafico è Franklin (Terrence Howard – Iron Man) mentre, per sfortuna dei cattivi, quello incazzato dei due è Keller: questa volta senza artigli di adamantio ma pur sempre 1 metro e 90 di Hugh Jackman con vene rigonfie e due tacchini al posto dei pettorali. Anche le mogli si dividono tra una “non pervenuta” imbottita di farmaci Grace Dover (la moglie di Hugh è Maria Bello – Secret Window) e un’altra che acconsente al “fai quello che devi” (Viola Davis – The Help). Sulle tracce dei rapitori il detective Loki, un Jake Gyllenhaal tirato ad hipster per l’occasione.

Prisoners, diretto dal franco-canadese Denis Villeneuve (prima esperienza nel cinema americano), è uno di quei film che lascia l’amaro in bocca. Parte molto bene e si trasforma in qualcosa di dimenticabile. La lentezza iniziale di una vicenda cupa e drammatica non disturba l’andamento della pellicola poiché aiuta a tenere vivo lo stato d’ansia (il tempo si dilata in modo straziante finché i genitori ricevono notizie). C’è però un momento, in ogni thriller ad alta tensione, in cui lo spettatore inizia ad intuire quello che succederà, e ce n’è un altro, più estremo, in cui lo spettatore, stremato dalla banalità, inizia a tifare perché si arrivi in fretta al dunque (il famoso “stringiiiiii”). Ecco, mi spiegate che bisogno c’è di indugiare per oltre 40 minuti passato quest’ultimo stadio? Io non posso certo parlare di sintetismo, ma era proprio necessario arrivare a 2h e 33’?

Niente da rimproverare al cast. Jackman è il perfetto padre di famiglia (quello che prega come un Na’vi prima di sparare a Bambi e taglia il prato ogni domenica). E’ un po’ inquietante il fatto che si prepari come Gli Apocalittici alla fine del mondo (ci è andato sotto con la profezia Maya). Hugh è un attore straordinario e riesce in modo struggente ad interpretare la trasformazione di Keller Dover in un uomo pronto a tutto per ritrovare la sua bambina. Non è da meno Jake Gyllenhaal che ha lavorato bene su un personaggio ossessionato dal suo lavoro e pieno di tic (Jake mi ha sempre dato l’impressione di uno che non riesce a trovare il film giusto per fare il salto di qualità). Nel cast anche un Paul Dano (La Ragazza della Porta Accanto, Little Miss Sunshine) che non vorreste avere come vicino di casa.

Prisoners è ansiogeno e drammatico al punto giusto, trasforma filastrocche per bambini e Jingle Bells in una colonna sonora agghiacciante. Peccato per il finale (di 40 minuti) scontato e poco solido. Credo che tanto del successo ottenuto da questa pellicola risieda nella curiosità di sapere come va a finire una storia tristemente attuale. Ogni anno spariscono 100.000 bambini in tutto il mondo, senza contare quelli che non sono registrati (clandestini, extracomunitari ecc..), e forse tutto l’interesse mediatico che gira intorno ai fatti di cronaca nera dimostra che le persone hanno un generale gusto per il macabro.

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

-I camper scassati non servono solo a produrre MET

-Amorina è un nome da balena (L’Era Glaciale 4), ma anche da topo

-Credi a me, Batman è, dei cretini il re. Robin vuole comandare. Batman più non c’è. (Ritmo: Jingle Bells)

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