Pennsylvania, in un paesino periferico due famiglie stanno festeggiando il giorno del ringraziamento. Sono i Dover e i Birch, persone come tante a questo mondo che fanno della loro normalità la loro caratteristica principale. I ragazzi si isolano tra loro, gli adulti chiacchierano davanti a qualche bicchierino e le bambine giocano, instancabili. A casa Birch, insomma, c’è il classico clima di festa, quello di sempre. Fuori, il tempo rigido richiama ovvia premura ma nonostante tutte le attenzioni del caso capita che le due bambine vengano perse di vista. Quella che poteva essere una piccola incomprensione si trasforma invece nel peggior incubo possibile: un rapimento. Le primissime ricerche, condotte dal detective Loki, portano al fermo di un sospetto, Alex Jones, un ragazzo autistico dalla personalità infantile. Sarà quando la burocrazia si fermerà ben presto contro ad un muro che la disperazione e le lancette dell’orologio spingeranno i protagonisti a varcare il confine del razionale.
La trama di Prisoners si butta giù in poche righe ma è guardando la sua semplicità che apprezzeremo ancora di più il risultato riuscito, segno che il cinema può dare ancora molto anche senza spremere le meningi. Denis Villeneuve (Incendiens, candidato come miglior film straniero nel 2010) dirige un thriller adulto che, pur senza contorcersi su se stesso, riesce a sviluppare le due ore e mezza di film mantenendo un ritmo altalenante che cresce o decelera di pari passo con i fatti raccontati. Risultato non così semplice vista la remota possibilità di restare impanati in fasi di stallo trascinanti. Buon merito va alla gestione quasi scacchistica dei due protagonisti: Keller (Hugh Jackman), devoto capofamiglia vecchio stampo dal quale passa tutta la solidità dei propri cari, e il detective Loki (Jack Gyllenhaal) poliziotto che sotto una scorza apparentemente superficiale nasconde un ego ligio e ambizioso. La pellicola si svolge un passo alla volta, ora sotto gli occhi devastati delle due famiglie, ora sotto quelli speranzosi del comparto investigativo. Nonostante il corso degli eventi saranno poche le scene dove Jackman e Gyllenhaal compariranno assieme.
L’attenzione stilistica della regia rimanda più di una volta ad una stesura letteraria, ambiente dove i particolari risaltano maggiormente. I personaggi chiamati in causa sono numerosi e per quanto alcuni molto simili, confrontano comportamenti e minuzie che li differenziano totalmente, come ad esempio i due padri di famiglia fermamente inossidabili di fronte all’amore per i propri figli ma profondamente opposti quando si tratta di reagire allo sconforto. Il contorno è accademico ma essenziale: l’inverno grigio e desolato, la pioggia, uno scudo cupo che aleggia perenne. Lentamente, ma nemmeno troppo, un turbine di sentimenti ci passa davanti trascinandoci con se. Il binario prende una piega drammatica senza però che suspence, pathos e persino una punta di rabbia, distraggano dalla vera natura giallistica del film. Si gioca sull’immedesimazione, sul doversi trovare a scegliersi da che parte stare. Saremmo davvero pronti a qualsiasi cosa per i nostri figli? Anche trasformarci da vittima a carnefice?
Sul palco, troppo. E’ inevitabile che giocare con così tanti nomi porti a qualche rischio del mestiere. Se Jackman con una prestazione maiuscola dimostra che il genere action è più che altro un divertissement nella sua carriera, premi Oscar come Terrence Howard e Viola Devis costringono ad una piccola smorfia quando impiegati come riempitivo di lusso. Anche Gyllenhaal distaccato e freddino lascia qualche porta chiuse su di se. Molto meglio apprezzare Melissa Leo in un ruolo stile Animal Kingdom.
Astuto e brillante, in minima parte anche un po’ crudo, questo Prisoners di Villeneuve è un thriller molto piacevole che chiede di essere visto. La durata consistente è ben ripagata da una sceneggiatura cadenzata che trasporta fino ad un tratto finale frizzante. Hugh Jackman versione padre-marito è la solita garanzia. La scomparsa di due bambine è il minimo comune denominatore che ci costringe ad osservare nudi e impotenti.
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