Professione assassino: la recensione di Gabriele Ferrari
telegram

Professione assassino: la recensione di Gabriele Ferrari

Professione assassino: la recensione di Gabriele Ferrari

I film con una morale sono sempre interessanti. Nel caso di Professione assassino, la morale è molto semplice: non si scherza con Jason Statham.

Remake di una pellicola datata 1972 che vedeva come protagonista Charles Bronson, The Mechanic – questo il titolo originale, riferimento alla precisione quasi inumana con cui il protagonista porta a termine i suoi lavori – è, molto semplicemente, un bel film action. Certo non manca l’esplorazione del lato umano, certo c’è quel tocco di thriller e mistero che tiene alta l’attenzione, ma il fuoco del regista Simon West (che già girò Tomb Raider) è sempre concentrato sull’azione, adrenalinica, violenta, a tratti cartoonesca. La storia è presto detta: Statham è Arthur Bishop, killer prezzolato da una multinazionale la cui attività non viene mai approfondita. È freddo e implacabile, almeno finché gli viene dato il compito di uccidere il suo mentore Harry (uno sciupatissimo Donald Sutherland). Le conseguenze di un gesto simile non saranno solo emotive ma anche pratiche: Bishop si trova tra i piedi il figlio di Harry, Steve, che come da copione è uno scapestrato irresponsabile, e sempre come da copione verrà addestrato alle vie del killeraggio dall’uomo che gli ha ucciso (a sua insaputa) il padre.

Lo spunto è semplice ma efficace, e dà modo a Simon West di far esibire Jason Statham nel suo numero migliore: il ruolo del duro implacabile. Senza entrare nei dettagli di quanto accade nel corso dell’ora e mezza scarsa del film, vi basti sapere che troverete esplosioni, sparatorie, strangolamenti, piani perfetti e persino qualche insospettabile penchant di Arthur (per la musica classica e per la bella Sarah).

Come sempre quando c’è di mezzo Statham l’azione non delude, raggiungendo anche picchi di adrenalina (e divertimento) degni di nota. Ma è soprattutto sul rapporto tra Arthur e Steve che si regge il film: tratteggiato con pochi, sapienti particolari – a volte fin troppo pochi, con il rischio di risultare frettoloso – e sorretto da due interpretazioni eccellenti (soprattutto quella di Foster), dona un’anima a un film che altrimenti sarebbe stato “solo” una buona pellicola con le esplosioni. Aggiungete a questo una regia sporca ed efficace, un montaggio ritmato da action/thriller inglese (il solito Guy Ritchie fa capolino qui e là) e capirete che, pur non rivoluzionando nulla, Professione assassino riesce nel suo compito: inchiodare lo spettatore alla sedia per novanta minuti e farlo uscire dalla sala con il sorriso sulle labbra.

Mi piace
La storia, semplice ma efficace. Le interpretazioni di Statham e Foster. La regia frenetica ma mai invadente.

Non mi piace
Una certa frettolosità nella scrittura, che lascia poco approfonditi alcuni dettagli (più o meno grossi) sul personaggio di Arthur e sul suo rapporto con Steve.

Consigliato a chi
Ha voglia di un action con tanti muscoli ma anche molto cervello

Voto: 4/5

Leggi la trama e guarda il trailer del film

© RIPRODUZIONE RISERVATA