Quando c'era Marnie: la recensione di Daniela Bizzarro
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Quando c’era Marnie: la recensione di Daniela Bizzarro

Quando c’era Marnie: la recensione di Daniela Bizzarro

Quando c’era Marnie, è un lungometraggio d’animazione, tratto dall’omonimo romanzo di Joan G. Robinson, che narra le avventure di Anna: una ragazzina di 12 anni che abita con la madre adottiva con la quale ha un difficile rapporto, dovuto al suo carattere introverso e chiuso.
Affetta da asma, Anna viene mandata a stare per le vacanze estive da una coppia di parenti che abitano in un villaggio, in modo che possa respirare l’aria buona della montagne.
Ma, nonostante la calorosa accoglienza riservatele dai due e la disponibilità dei suoi coetanei, Anna ha ancora dei grandi problemi a relazionarsi con le persone, preferendo trascorrere le sue giornate disegnando paesaggi,sopratutto una vecchia villa sull’acquitrino.
Qui anna incontra Marnie, una sua coetanea con la quale instaurerà subito un profondo rapporto d’amicizia, che l’aiuterà a scoprire molte cose su se stessa e sul suo passato.

Diretto da Hiromasa Yonebayashi ” Quando c’era Marnie” è quanto di più disneyano lo Studio Ghibli potesse mai concepire.
Dalla narrazione lineare è dolce, capace d’intenerire anche il cuore più arido presente tra gli spettatori, la pellicola pone gli accenti su valori importanti come la fiducia nel prossimo, e il bisogno di un rapporto sincero.
Consigliatissimo anche agli adulti, che vogliano ammirare una moderna favola tendente al genere “film giallo”, l’unica pecca di “Quando c’era Marnie” si trova nel doppiaggio forzatamente aulico, che lo rende a tratti degno delle migliori opere classiche scritte agli inizi del ‘900.

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