Il film indaga un lato oscuro dell’animo umano. Si nota subito un effetto di contrasto. Da un alto lo sfondo della storia, che è un paesaggio alpino di rara bellezza, luminoso e rigenerante, dove la mente dovrebbe trovare il proprio agio migliore, e nonostante ciò è proprio l’habitat dove i bui recessi della mente di una giovane madre, che è al centro della storia, rivelano inconfessabili stati di malessere. questa scelta di contrasto è felice, perchè i due estremi opposti garantiscono un altalena emotiva: l’attenzione dello spetatore può oscillare tra tensione narrativa e allentamento della stessa evitando un andamento monocorde che toglierebbe qualcosa.
Il contenuto del malessere della donna è tra i più inconfessabili, è un lato oscuro della maternità che può spingere anche la madre a procurare infierire sulla creatura alla quale vuole bene. Un’argomento difficile e coraggioso. Non sfuggono le analogia col caso tragico di Cogne. Materia di riflessione nel film certamente non manca.