Muccino ritorna dagli States con una pellicola nata sulla carta come una commedia dalle tinte drammatiche, ma divenuta altro, a causa delle logiche di marketing seguite dagli Studios (leggi le dichiarazioni a riguardo del regista italiano) che hanno prodotto Quello che so sull’amore. Il film si è trasformato così in una classica commedia romantica, priva o tagliuzzata di quelle scene che la rendevano un ibrido, quel genere di opera tipica della filmografia di Muccino.
La sceneggiatura non è il massimo dell’originalità: George (Gerard Butler) è un ex calciatore irlandese ritiratosi prematuramente a causa di un infortunio, che segue fino in Virginia l’ex compagna Stacie (Jessica Biel) per essere un padre migliore del loro figlio Lewis.
L’unico elemento originale è il calcio. Non che il pallone sia centrale nella narrazione, ma diviene un’amabile variazione sul tema dello sport nazionale statunitense, il baseball. A mettere un po’ di sale in questa minestra scialba è il cast di stelle hollywoodiane che vede in prima linea Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman e Judy Greer, nelle parti di tre mamme cougar che non riescono a stare lontane da George mentre allena la squadra di pallone in cui giocano i figli delle suddette e anche il piccolo Lewis. Dennis Quaid incarna invece il marito fedifrago, ossessionato dalla possibilità che la moglie (Uma Thurman) lo possa tradire.
In Quello che so sull’amore nessuno urla a perdifiato, o si fa prendere da una crisi isterica, come nei drammi familiari del passato del regista, ma i personaggi soffrono il peso degli stereotipi e il fardello dei luoghi comuni intacca un po’ tutto il film. Da un regista italiano ci si aspetta inoltre una visione più realistica e meno fiabesca dell’Italia – pur in una produzione confezionata oltreoceano, – mentre Muccino sembra coltivare il mito del più prevedibile “Made in Italy”, mettendo in scena Ferrari, parlando della bontà della pizza, e delle vacanze al lago nelle ville Toscane.
Con tutte queste premesse, paradossalmente ciò che non quadra è come un film costruito per il mercato americano (anche se con poco mordente) sia stato un fiasco quasi completo. Le sbagliate logiche di marketing, l’impostazione del trailer e i tagli drastici in un’opera preconfezionata come “altro” hanno contribuito alla disfatta in terra statunitense, a quanto dice lui. L’ultimo banco di prova di Muccino sarà quindi l’Italia: ma come reagiranno gli spettatori davanti a un film lontano dai canoni del regista e così non convenzionalmente italiano?
Leggi la trama e guarda il trailer del film.
Mi piace: la scelta del cast e la fotografia
Non mi piace: i personaggi stereotipati e l’idea dell’Italia ferma agli anni della Dolce Vita
Consigliato a chi: predilige le commedie americane pop, alle opere più personali di Gabriele Muccino
Voto: 2/5
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