Quo Vado?: la recensione di ale5b
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Quo Vado?: la recensione di ale5b

Quo Vado?: la recensione di ale5b

Se il personaggio di Checco Zalone (Luca Medici) fa già parte della storia della comicità italiana al pari di nomi quali Aldo Fabrizi, Toto’, Benigni e Aldo Giovanni e Giacomo, giusto per citarne alcuni, non è certo un caso. Seppure con le dovute proporzioni e i rispettosi omaggi, il comico pugliese ha reso la propria figura maccheronica una garanzia che coniuga risate assicurate ad incassi record al botteghino. Impossibile non lasciarsi contagiare dalla sana ignoranza del “buffone del villaggio”, impossibile non cedere al fascino di un icona speculare che per fortuna e purtroppo rappresenta, con molta ironia, una realtà molto familiare.

Ma attenzione. Se aspettavate il solito Zalone, pirotecnico e allegorico, resterete spiazzati. “Quo Vado?”, quarto film della coppia Medici-Nunziante, smette la veste demenziale che ha furoreggiato nelle prime tre pellicole e assume toni che, per quanto possibile, appaiono più seri e mirati. Parla di lavoro, dei posti fissi che vengono venerati come antiche divinità, e di confronti tra usi e costumi dentro e fuori lo Stivale, prendendo come paragone una bellissima e poetica località come Bergen, in Norvegia. Il tutto senza rinunciare alla chiave ironica ma con una grande, grandissima, dose di satira genuina. Insomma, si ride ma con maturità.

Lo stesso Checco sembra una versione evoluta rispetto al passato. Quasi “grammatically correct” ma come sempre sfaticato e superficiale è l’unico protagonista del film. Lavora all’ufficio provinciale Caccia e Pesca, un “postofisso” sognato fin da bambino e amato più di ogni altra cosa, è fidanzato ma ben lungi dallo sposarsi, e viziato dai genitori con i quali ancora vive, viene improvvisamente sconvolto dalla riforma del taglio delle province che lo mette di fronte ad una durissima scelta: trasferimento o mobilità. Pur di non perdere il proprio diritto “inalienabile”, e motivato dal Senatore Binetto, un Lino Banfi che ne diventa una specie di idolo, inizia una lotta di nervi burocratica con la terribile dottoressa Sironi, disposta a tutto pur di costringerlo a presentare le dimissioni, al punto da spedirlo come una trottola in giro per l’Italia a ricoprire impieghi sempre più lontani e pericolosi. Ma con Zalone restio a firmare un assegno ogni volta più corposo, l’ultima soluzione è spedirlo in capo al mondo, in una base italiana di ricerca al Polo Nord, in Norvegia, dove solo un’ infatuazione per la bella Valeria (Eleonora Giovanardi) evita la resa.

“Quo Vado?” è un film che limita le grosse risate fragorose a cui eravamo abituati ma preferisce, piuttosto, adottare quello stile da “ridiamo per non piangere”. La visione di Nunziante, sceneggiatore insieme allo stesso Medici, non è al limite della commedia amara ma poco ci manca, se non fosse per la presenza di un personaggio cosi dirompente da stendere un velo di leggerezza su ogni ostacolo che si presenta davanti. Rinunciando per la prima volta ad una vera spalla, Zalone si carica sul groppone l’intero copione, divenendo un indiscusso mattatore che fa di ingenuità e buonismo il collante perfetto di un ritratto canzonatorio e utopistico tra lo stupore di chi non suona al semaforo e la nostalgia “canaglia” per la madre terra firmata, appunto, da Al Bano e Romina.

Insomma, Quo Vado? non è un film banale. Offre spunti e riflessioni, sfrutta Zalone come un canale mediatico, ficcandoci dentro tutte quelle piccole e grandi cose che tengono ancorato un paese come il nostro, croce e delizia. Un pizzico di moralismo? Forse, ma che non fa certo male a nessuno.

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