Quo Vado?: la recensione di Luca Ferrari
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Quo Vado?: la recensione di Luca Ferrari

Quo Vado?: la recensione di Luca Ferrari

Evoluzione o posto fisso. Quo vado?

Viziato. Servito & riverito. Una lavoro scandito da sforzi intellettuali pari allo zero. Una vita da sogno quella di Checco Zalone. Una vita ereditata dal padre nella stantia bambagia del posto fisso nel cuore di un’Italia segnata dalla crisi economica del terzo millennio. Tutto questo però con la nuova riforma sembra avere i giorni contati. Che si fa allora? Quo vado? (2015, di Gennaro Nunziante).

Come tanti suoi sventurati colleghi, anche Checco finisce davanti al plotone dei tagliati dalla Dottoressa Sironi (Sonia Bergamasco). Il senatore, suo compaesano, Nicola Binetto (Lino Banfi) però è stato chiaro con lui: a prescindere dalla cifra offerta dallo Stato per chiudere la sua pratica, le difficoltà di un nuovo impiego proposto con annessa lontananza da casa, il posto fisso va preservato. Sempre! E così farà. Zalone accetta qualsiasi cosa e dovunque. Verrà così spedito in giro per l’Italia e nel mondo dalla vendicativa Sironi, decisa a fargli assaggiare il suo fiele peggiore finché non firmerà le dimissioni accettando l’assegno (sempre più alto). Apice di ciò, lo sbarco in una remota spedizione scientifica italiana in terra norvegese col delicato compito di fare la guardia del corpo alla dottoressa Valeria (Eleonora Giovanardi), alle prese con l’inquinamento della calotta artica e dunque esposta a possibili attacchi di voraci orsi polari. Dopo qualche inevitabile scossa di assestamento, eccolo il nuovo Checco “Zaløne”. Perfettamente a suo agio nel nuovo mondo. Mai un colpo di clacson agli stop. Nessun tentativo di superare la fila al supermercato. Un new look biondo che pare strizzare l’occhio al Nino Manfredi di “Pane e cioccolata” (1973). Scuola di lingua, atteggiamento senza pregiudizi verso le cosiddette famiglie aperte e ciliegina sulla torta, l’addio alla mentalità da classico maschio italiano ma convinto sostenitore della parità dei sessi prodigandosi così in stiraggio, preparazione pasti, etc. Durerà? Certo il rivedere Al Bano e Romina Power cantare insieme “Felicità”, qualche corda gli tocca.

La premiata ditta Nunziante-Zalone è tornata e i numeri hanno parlato. Record del giorno di uscita nella storia del cinema italiano. Qualcosa però è cambiato. Gag più scontate rispetto al precedente e più divertente Sole a catinelle (2013), ma allo stesso tempo più profonde. Bullismo, razzismo, machismo. Zalone li tocca tutti, a modo suo s’intende. Con ironia e senza mai scivolare sul pietismo, volgarità o peggio, stucchevolezza. Zalone prende il corpo (viziato) di quell’Italia che vuole restare aggrappata ai fasti del passato (l’Impero Romano, il Rinascimento, il boom economico), rifiutandosi di capire e incamminarsi nella nuova direzione del mondo (per l’appunto, quo vado?). Il suo mondo è il suo paese. Il suo lavoro sono i suoi comfort. Uno status quo morente. Quo vado? è l’Italia che deve maturare. Lo ha fato il personaggio Checco Zalone. Lo può (deve) fare chiunque nel Bel paese.

Voto: 3/5

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