Saldamente al numero 1 tra i film più visti su Netflix questo mese resta Abisso, il disaster movie svedese firmato dal regista Richard Holm, capace di mescolare abilmente tutti gli elementi più in voga in termini di cinematografia commerciale, a partire dalla tematica ecologista fino alla centralità di una protagonista femminile forte.
Le premesse di Abisso sembrano un attento mix di “bolle” e mode contemporanee. Il cocktail prevede così due parti di disaster e survival movie, una parte di dramma familiare, rivisto e corretto nell’ottica della famiglia allargata, il tutto spolverato di una superficiale coltre di ambientalismo e femminismo.
Il regista prende spunto da un fatto reale, portando il dissesto geologico di Kiruna, capoluogo lappone della Svezia settentrionale, fino alle sue estreme conseguenze. Kiruna è infatti detta “la città che cammina”, giacché il progressivo crollo delle miniere di guerra ha fagocitato interi quartieri, mentre il centro abitato è stato interamente spostato o ricostruito. Nella realtà, comunque, i crolli e lo spostamento degli edifici non hanno mai provocato vittime. Richard Holm immagina invece di riscrivere la storia secondo i canoni dei disaster movie americani, per un blockbuster ad altissimo budget che ha sorpreso il pubblico, proprio perché lontanissimo dai canoni della storia del cinema svedese.
Peccato che Abisso abbia almeno due problemi fondamentali. Da un lato, il regista ritarda notevolmente l’effettivo disastro, che non arriva prima di un’ora e sei minuti. Quindi, l’intero terzo atto è occupato dal salvataggio del figlio della protagonista, la cui ricerca rappresenta il leit motif del film. Benché la struttura narrativa detta slow burner sia particolarmente in voga nel cinema contemporaneo, in particolare per quanto riguarda le piattaforme streaming, qui la materia narrativa sembra bruciare un po’ troppo lentamente, tanto da risultare prevedibile e perfino inconsistente.
Secondo, il disaster movie rappresenta in realtà solo lo strato più superficiale dell’intreccio narrativo, mentre è il family drama a costituire il cuore pulsante della sceneggiatura. Una certa retorica sembra così pervadere i dialoghi, mentre Abisso rivela progressivamente la sua reale ispirazione. La struttura narrativa, i personaggi e i temi risultano infatti irrimediabilmente ispirati a una certa serialità americana, tanto che Abisso, più che a un disaster movie, sembra somigliare soprattutto a serial come Chicago Fire, Station 19, 911 o 911 Lone Star. Le serie ambientate nei vari reparti delle forze dell’ordine mescolano tipicamente un conflitto personale di natura familiare e sentimentale con la tensione di un violento evento drammatico. E allo stesso modo, i personaggi di Abisso risultano tipicamente monodimensionali: adolescenti ribelli, ex marito geloso, una protagonista forte e senza paura, pronta rischiare la vita per i suoi figli.
A parte qualche problema di ritmo, è comunque probabile che il successo di Abisso su Netflix sia legato proprio alla sua natura retorica, poco impegnativa, forse insapore ma tutto sommato familiare. Il risultato resta tuttavia inconsistente, dando luogo a un prodotto di rapido consumo, destinato a essere presto dimenticato e sostituito da un nuovo titolo di richiamo.
Nel frattempo, se volete conoscere anche la nostra spiegazione del finale aperto, la trovate in questo articolo.
Foto: Netflix
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