Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi: il titolo di un libro dello scrittore David Foster Wallace calza particolarmente a pennello al nuovo film di Robert Zemeckis, Allied – Un’ombra nascosta. In arrivo nelle sale cinematografiche italiane dopo essere stato bollato come il set che avrebbe fatto nascere una presunta storia d’amore tra Brad Pitt e Marion Cotillard, subito smentita dalla diretta interessata immediatamente dopo la burrascosa rottura della coppia Jolie – Pitt.
In fondo anche il film di Zemeckis è incentrato su una vicenda amorosa, dai contorni sfuggenti e per l’appunto spettrali e impostata essa stessa come una messa in scena ambigua. Il Max Vatan di Pitt e la Marianne Beauséjour della Cotillard, rispettivamente una spia canadese e un’agente della resistenza francese a Casablanca in piena Seconda Guerra Mondiale, si ritrovano invischiati in una missione comune ai danni di un ambasciatore tedesco. La loro attrazione, non a caso, pare sorgere di pari passo col compimento dell’atto che è stato loro assegnato: un amore solenne e teatrale, fatto di gesti ampi ed eleganti, di moine pubbliche e sottintesi privati.
Zemeckis si conferma per l’ennesima volta un cineasta ricercato e interessante, eclettico e abilissimo nella gestione di progetti anche molto diversi tra loro, a livello sia formale che tematico. Questo spy movie, incentrato su una love story ma anche su un’ossessione legata alla definizione dell’identità della donna amata, si nutre di suggestioni che fanno pensare ad Hitchcock ma anche al più recente Gone Girl di David Fincher. L’amore, esattamente come il cinema, diventa in Allied il regno dell’indefinito e dell’ignoto, dove è impossibile orientarsi utilizzando strumenti nitidi e appigli solidi.
Il regista di Forrest Gump, utilizzando un ritmo spiazzante e tutto suo che potrebbe scontentare qualcuno ma anche affascinare qualcun altro, si muove su questo scivoloso territorio omaggiando la settima arte e strizzando l’occhio alla cinefilia – il ricordo di Casablanca di Michael Curtiz aleggia lungo tutto il film – ma esaltando allo stesso tempo la natura universale ed enigmatica della vicenda e dei suoi protagonisti. Se Brad Pitt è una maschera un po’ piatta e monocorde, anche a causa di un’interpretazione non proprio all’altezza degli standard dell’attore, la Cotillard risplende invece di luce propria, regalando alla sua prova molte più sfumature.
I codici del melodramma sono rispettati puntualmente, in bilico tra classicità e modernità, tra omaggio al passato e tentativo – urgente, lodevole – di alludere all’assenza di certezze del presente. Allied è, fin dal titolo, un film di bugie e traiettorie velenose, di soliti sospetti e insolite sorprese, di momenti dolcemente catatonici e bellissime scene madri (la scena di sesso in un’automobile nel deserto è uno dei frangenti clou di tutto il film). In più punti il prodotto di Zemeckis è in grado di essere sia avvincente che convincente (c’è una scena d’azione, in particolare, che sembra una sequenza di Bastardi senza gloria girata da Michael Mann), con un uso del digitale stimolante dal punto di vista visivo e una sapiente cura dei dettagli.
Di tanto in tanto però delle derive patinate sembrano impadronirsi inspiegabilmente dello sguardo di Zemeckis, rendendo Allied più meccanico del dovuto e impedendogli di spiccare il volo. Imprigionandolo, a tratti, nello stesso meccanismo all’insegna della fusione indistinta di realtà e finzione e di verità e menzogna che esso tenta di mettere in scena, senza però che il risultato finale arrivi ad essere del tutto preda di tale scacco.
“Credo sempre nell’emozione: è per questo che funziona”, dichiara a carte scoperte il personaggio della Cotillard nelle prime battute del film. A tale primato del sentimento pare credere per l’ennesima volta anche Zemeckis, un cineasta talmente innamorato del cinema e della purezza dei suoi mezzi da spingere anche questa volta il cuore oltre l’ostacolo. Superando agevolmente i propri stessi difetti e relegandoli in un angolo, a distanza di sicurezza.
Mi piace: la raffinatezza del tocco del regista, la sua fiducia incrollabile nel potere del cinema
Non mi piace: la chimica tra i due interpreti, il lavoro di Brad Pitt sul suo personaggio e qualche eccesso patinato nella confezione
Consigliato a chi: è un amante del cinema dalle mille anime di Zemeckis o è alla ricerca di una storia d’amore classica calata in un contesto ad altissima tensione
Voto: 3/5
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