Bones and All: tra cannibalismo, romance e horror. La recensione del film di Luca Guadagnino
telegram

Bones and All: tra cannibalismo, romance e horror. La recensione del film di Luca Guadagnino

Il nuovo film del regista di Chiamami con il tuo nome, storia di due giovani cannibali, è nelle sale italiane dal 23 novembre 2022

Bones and All: tra cannibalismo, romance e horror. La recensione del film di Luca Guadagnino

Il nuovo film del regista di Chiamami con il tuo nome, storia di due giovani cannibali, è nelle sale italiane dal 23 novembre 2022

bones and all venezia 79 recensione
PANORAMICA
Regia (4.5)
Interpretazioni (3.5)
Sceneggiatura (3)
Fotografia (3.5)
Montaggio (3)
Colonna sonora (3.5)

Bones and All, ovvero “le ossa e tutto il resto”, “pasto completo”. È il modo più intimo e definitivo in cui un cannibale può affrontare il corpo della sua preda. Cannibali sono Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet), poco più che adolescenti, tagliati fuori dalle loro famiglie e dalla società dal loro particolare appetito, in cerca della madre di lei e in viaggio attraverso il Midwest degli Stati Uniti, per scoprire se nel mondo esiste un posto per loro. Amore “carnale” dunque, in senso e direzione cronenberghiana (i protagonisti non si vedono mai fare sesso “tradizionale”), per un film che sta al punto esatto di incontro tra il romance e l’horror, dove l’horror è il vestito del disagio, della marginalità, dell’incompatibilità con le norme sociali. Spariti i padri, impazzite le madri, Maren e Lee sono abbandonati in ogni senso possibile, in balia di sé, aggrappati l’uno all’altro.

È un film piccolo Bones and All, può sembrare strano con un protagonista così glamour e un regista ormai adottato da una certa Hollywood, ed è sembrato strano in mezzo ai colossi produttivi del Concorso di Venezia come Bardo, White Noise e Tár, ma va guardato negli occhi e visto per la misura che ha: un’opera indipendente e calda, girata con poco, la storia d’amore tra due ragazzi emarginati che a parità di epoca (l’inizio degli anni ’80) non sarebbe stata diversa se si fosse trattato di due tossici, malati, senza tetto. E infatti il film fa di tutto per spogliarsi degli elementi di genere, nonostante qualche scena cruenta, per fare del cannibalismo un’idea: è come un’operazione di illusionismo, il fascino è nel trucco, nella storia che nega se stessa, nella messa in scena che ti fa annusare il sangue ma subito ti sposta lo sguardo altrove.

Oggi basta? O tutto va misurato sul messaggio che si veicola, sul principio politico, sulla battaglia ideologica? C’è spazio per il canto commosso di due anime perse? Per il road movie che non offre punti d’approdo all’occhio, scansioni scenografiche, scene madri? Bones and All mostra persone e luoghi, disadattati su strade di campagna, in case da quattro soldi, campi di grano e convenience store, tiene in ostaggio le attese dello spettatore mentre ricicla immaginari e generi. Guadagnino trova così una verità che è tutta dentro l’immagine, nei corpi, nel paesaggio. E questa, esaurite le prediche e i comizi, la chiamiamo ancora Cinema.

Foto: MGM

© RIPRODUZIONE RISERVATA