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Deadpool & Wolverine è un film meme-rabile. La recensione del cinecomic Marvel

La strana coppia Ryan Reynolds-Hugh Jackman è protagonista di un buddy movie unico nel suo genere (nel bene e nel male)

Deadpool & Wolverine è un film meme-rabile. La recensione del cinecomic Marvel

La strana coppia Ryan Reynolds-Hugh Jackman è protagonista di un buddy movie unico nel suo genere (nel bene e nel male)

recensione di deadpool & wolverine
PANORAMICA
Regia
Interpretazioni
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

È finalmente arrivato nelle sale Deadpool & Wolverine, ma per raccontarvi il nuovo cinecomic Marvel con protagonisti Ryan Reynolds e Hugh Jackman vogliamo prenderla larga, molto larga. Partiamo infatti da Baby Reindeer, una delle serie Netflix dell’anno, dove il creatore Richard Gadd interpreta se stesso per mettere in scena una vicenda che gli è realmente accaduta: aspirante comico con scarso successo nonché vittima di un predatore sessuale e di una stalker, dopo essere diventato virale per via di uno sfogo durante uno spettacolo ha trasformato quel tormento e quel dolore in un monologo e quindi nella sceneggiatura della serie Netflix, portando quindi su piccolo schermo un intrigante caso di meta-narrazione in cui i confini tra finzione e realtà sono spesso labili. A grandi linee, è esattamente quello che la Marvel ha fatto con Deadpool & Wolverine.

Certo, tutto si può dire tranne che gli Studios sono aspiranti produttori con scarso successo, ma è innegabile che abbiano vissuto anni difficili di stanca e risultati non esaltanti. Non è un caso che abbiano rallentato il passo dopo film come Thor: Love and Thunder, Black Panther: Wakanda Forever e The Marvels, presentandosi in questo 2024 con un solo titolo in cartellone. Ma che titolo: Deadpool & Wolverine è arrivato al cinema portandosi sulle spalle un grosso peso, quello di dover risollevare il destino del Marvel Cinematic Universe e in un certo senso resettare il recente passato per dare slancio ad un promettente futuro. Come? Trasformando i recenti tormenti e dolori in un film che è anche un intrigante caso di meta-narrazione i cui confini bla bla… avete sicuramente afferrato il concetto.

Il buddy movie diretto da Shawn Levy (anche regista di Free Guy, altra commedia palesemente derivativa) è una mosca bianca nel mondo dei cinecomic, ma allargando lo sguardo anche del panorama cinematografico in generale. Non si offenderà nessuno dicendo che non si regge certamente sulla trama, uno scheletro narrativo tutt’altro che adamantino che gioca nuovamente col Multiverso per mettere insieme il Mercenario Chiacchierone, l’X-Man per eccellenza e buona parte degli universi Fox e Marvel del passato. In Deadpool & Wolverine, Wade Wilson fa i conti con la propria presunta inutilità e col tentativo di salvare il proprio mondo dall’epurazione voluta dalla TVA e dall’agente solitario Paradox (Matthew Macfadyen), salvo ritrovarsi nel Vuoto dove vanno a finire tutti gli scarti e governato dalla spietata Cassandra Nova (Emma Corrin). Per riuscire nella sua nobile impresa, recluta l’unico Logan che riesce a trovare e si lancia con lui all’avventura.

Come detto, la trama in Deadpool & Wolverine è solo un pendolo tra un cameo e una citazione, un mezzo per un fine, ovvero l’esaltazione estrema e persistente della cultura pop contemporanea e di cosa abbia significato far parte di una comunità di spettatori negli ultimi 20 anni. La quantità di “cose” che bisogna sapere per riuscire a cogliere pienamente ogni dettaglio di questo cinecomic è impressionante: non si tratta solo di aver seguito ogni singolo minuti dell’universo Marvel dal 2008 ad oggi, ma bisogna tornare indietro fino ai primi tentativi di trasportare sul grande schermo il mondo dei supereroi, bisogna avere un buona conoscenza di base del pantheon Marvel, dei gossip che riguardano Ryan Reynolds e Hugh Jackman e le rispettive carriere, ricordare le esatte parole pronunciate da Will Smith dopo lo schiaffo a Chris Rock sul palco degli Oscar e tanto, tanto, tanto altro ancora.

L’aspetto più interessante, per certi versi sicuramente limitante ma per questo anche coraggioso, di Deadpool & Wolverine è proprio la sua impossibilità di esistere senza il proprio pubblico, una condizione più unica che rara nel cinema, almeno con questo grado di intensità.  Se una persona che ha vissuto per gli ultimi 25 anni in una grotta venisse portata al cinema a vedere il film, non avrebbe gli strumenti e i riferimenti culturali per orientarsi nella narrazione, potrebbe forse afferrare il senso generale della storia e poco altro. Siamo ben oltre la semplice meta-narrazione e gli sguardi in camera di Deadpool, è lo stesso personaggio che esce dallo schermo, prende per mano il pubblico e tutto il suo vissuto e lo porta dentro la storia con sé. Deadpool & Wolverine non si limita a citare la cultura pop, ne é un simulacro, allo stesso tempo significato e significante per dirla in termini semiotici. I due aspetti non possono essere scissi, senza che si perda il senso stesso della sua propria esistenza, in maniera ancora più evidente rispetto ad un recente caso simile come The Flash.

In questo senso, con Deadpool & Wolverine la Marvel sembra aver premuto il tasto pausa al proprio universo: riflette su se stessa, talvolta si auto-assolve, si giustifica e fa mea culpa, ironizza un po’ ruffianamente sui proprio errori (come fatto dalla Mattel con Barbie esattamente un anno fa) rendendo comunque omaggio ai propri tentativi, offrendo al pubblico una valvola di sfogo o un divertissement che gli consenta di scrollarsi di dosso la polvere dei recenti crolli e guardare con rinnovato entusiasmo a quell’orizzonte culturale condiviso strettamente legato alla propria esistenza e vissuto (specie se parliamo di target Millenials). Un film il cui valore va persino oltre la qualità in senso stretto, che forse non sarà memorabile ma è sicuramente meme-rabile. E, per dirla con una gif che i frequentatori della rete italiani riconosceranno, “va bene lo stessooooo“.

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Foto: Marvel

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