A tre anni di distanza dallo sfortunato Godzilla vs Kong (in Italia uscito direttamente in streaming a causa della pandemia da Covid-19), arriva nelle sale un nuovo film di mostri grossi che si danno botte da orbi: Godzilla x Kong – Il nuovo impero è il quinto capitolo del MonsterVerse di casa Warner Bros. e Legendary Pictures e, proprio come il capitolo precedente, segna la definitiva inversione di rotta del franchise verso toni da tarda Era Shōwa.
I fan dei film di kaiju sanno esattamente cosa comporti questa dicitura. Siamo lontani infatti dai toni drammatici che hanno connotato i primi due film di Godzilla e in parte anche di Kong: Skull Island. In Il nuovo impero ritroviamo i due titani nei rispettivi regni: il dinosauro atomico protegge la Terra in superficie (distruggendo tutto quanto nel mentre ma la mole è quella che è) e lo scimmione gigante invece ha trovato casa nella Terra cava, il mondo ancestrale al quale si accede attraverso dei varchi sparsi in giro per il pianeta.
Uno status quo che regge fin quando dalle profondità non emerge una nuova minaccia. Dopo aver affrontato King Ghidorah e aver unito le forze per fermare Mechagodzilla (la cui genesi nel MonsterVerse è legata allo stesso drago alieno a tre teste), i due titani si ritrovano di nuovo insieme per fermare la risalita di Skar King, tirannica scimmia che ha di fatto schiavizzato i suoi simili in un regno sotterraneo ancora inesplorato e che mira però a conquistare il mondo. La trama potrebbe limitarsi a questo, ma c’è da rendere conto anche della componente umana: la squadra è guidata dalla stessa primatologa Ilene Andrews (Rebecca Hall), che accompagnata dalla figlia e unica superstite della tribù Iwi Jia (Kaylee Hootle), dal veterinario titanico Trapper (Dan Stevens) e dal complottista Bernie Hayes (Bryan Tyree Henry) si avventura nella Terra cava per aiutare Kong nella sua nuova impresa.
Questo Godzilla x Kong – Il nuovo impero, come detto, segue l’evoluzione produttiva del franchise iniziata proprio a partire dal film di tre anni fa, sempre diretto da Adam Wingard. Dopo Godzilla II – King of the Monsters, si è pensato che film di mostri con un tale livello di dramma non potessero far breccia nel giusto target e allora si sono rotti tutti gli indugi: basta immaginare Godzilla come una divinità preistorica protettrice della Terra e largo ad un immaginario molto più caciarone e smaccatamente tamarro. Sono tante le scene del nuovo film del MonsterVerse alle quali è difficile trovare un senso, ma l’intero aspetto narrativo ha fatto un passo indietro, sacrificato all’altare del divertimento sfrenato.
Godzilla che si accuccia nel Colosseo per dormire è una scena alla quale il regista ha pensato prendendo ispirazione dal suo gatto; lo scontro tra i due titani è coreografato tenendo il wrestling come punto di riferimento; gli umani fanno e dicono cose oltre il limite dell’assurdo perché sì, un tanto al chilo e via verso la nuova roboante sequenza di botte tra mostri. Il pregio di Godzilla x Kong – Il nuovo impero è che ha senza dubbio scelto una via e l’ha perseguita fino in fondo, probabilmente a ragione: il target del film è più adolescenziale di altri prodotti come ad esempio la stessa serie Monarch – Legacy of Monsters, la cui destinazione streaming su una piattaforma “adulta” come AppleTV+ ha per forza di cose comportato un approccio più maturo e drammatico alla storia e alla messa in scena dei Titani.
Per il grande schermo, invece, si è deciso di tornare indietro alla tarda Era Shōwa, a quei film mirati specificatamente ai ragazzi che avevano per protagonisti personaggi come Minilla, il figlio di Godzilla qui di fatto sostituito da Baby Kong. Film cioè che avevano messo da parte ogni pretesa di serietà e di epicità, per farsi interpreti di uno spirito votato al divertimento spensierato e pienamente shōnen, ovvero quella categoria di manga indirizzati ad un pubblico maschile che va dall’età scolare fino alla maggiore età. Lo stesso regista Adam Wingard, nella nostra intervista per il numero di marzo di Best Movie, ci ha confessato che questo film del MonsterVerse è l’equivalente di Fast Five per il franchise di Fast & Furious: «È qui che la saga capisce veramente il suo tono e abbraccia lo stile che abbiamo impostato».
Se questo sia un risvolto positivo o negativo, sta alla sensibilità di ognuno. I fan di Godzilla II – King of the Monsters sentiranno la mancanza di epicità, di quella sensazione di sublime dinamico kantiano che rendeva quel Godzilla una devastante forza della natura impossibile da non temere e ammirare allo stesso tempo. Poco male, però: se si preferisce questo tipo di tono, si può sempre guardare a Oriente e a Godzilla Minus One, recente piccolo capolavoro che rende più che onore alla creatura e ai suoi aspetti più drammatici. La differenza è particolarmente avvertita nell’introduzione di certi altri sorprendenti personaggi, ma torna a farsi forza nella presentazione di Skar King: una scena, questa, splendida per intensità e sviluppo, come di base lo sono tutte quelle che prevedono la sola presenza dei mostri.
«La mia esperienza da regista mi ha insegnato che si possono fare film dal punto di vista dei mostri, non c’è bisogno di dialoghi per capire cosa stia succedendo» ci ha detto Wingard e con ragione: il rammarico è che non abbia portato fino in fondo questo taglio mostruoso, affidando alla componente umana uno screen time e un’importanza senza dubbio inferiore al Godzilla di Gareth Edwards (dove il kaiju appariva per circa 11 minuti e basta) ma ancora troppa rispetto a quanto si avverte sia necessaria. Non è impossibile immaginare un film guidato solo da Godzilla (qui per la verità enormemente sacrificato in termini di sviluppo del personaggio) e Kong e in fondo è quello che i fan vogliono: mostri grossi e botte da orbi, non serve altro.
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Foto: Warner Bros.
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