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Joker: Folie à deux non è Ga Ga Land. La recensione da Venezia 81

Joaquin Phoenix e Lady Gaga sono i protagonisti di questo atteso sequel musical carico di aspettative

Joker: Folie à deux non è Ga Ga Land. La recensione da Venezia 81

Joaquin Phoenix e Lady Gaga sono i protagonisti di questo atteso sequel musical carico di aspettative

recensione di joker folie a deux
PANORAMICA
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

Da Venezia a Venezia. Dopo aver folgorato la giuria della Mostra del Cinema del 2019 (allora guidata dalla regista argentina Lucrecia Martel, oggi dall’attrice francese Isabelle Huppert), Todd Phillips e Joaquin Phoenix sono tornati al Lido per presentare Joker: Folie à deux, sequel per certi versi inatteso del vincitore del Leone d’oro di cinque anni fa. Senza nascondersi, era tanto desiderato quanto temuto dai fan, divisi tra chi voleva vedere qualcosa di più di Arthur Fleck e chi non riteneva necessario portare avanti la sua storia.

Il regista del “cinecomic” (virgolette obbligatorie) ha tentennato a lungo, prima di scegliere la più sorprendente delle trovate per giustificare il ritorno del personaggio. Joker: Folie à deux è narrativamente il seguito diretto di quel film, ritroviamo Arthur/Joker rinchiuso all’Arkham Hospital dopo il suo arresto, in attesa di processo per i suoi crimini. Le sue “gesta” hanno ispirato atti di violenza ed è idolatrato non solo fuori dalle mura dell’ospedale psichiatrico/carcere, ma anche dentro: il suo incontro con la paziente Harleen “Lee” Quinzel (Lady Gaga) stravolge tutto e lo spinge a mettere ancora più in dubbio la sua vera identità. Quello che ha commesso quella sanguinosa serie di omicidi è Arthur Fleck o Joker?

Questo dubbio offre la possibilità a Todd Phillips di esplorare ulteriormente il personaggio e il suo universo, ancora una volta solo blandamente calato nell’immaginario DC Comics di Batman. Come detto più volte, questo Joker non è e non sarà mai il Pagliaccio del Crimine di Gotham visto nei film e nei fumetti del Cavaliere Oscuro, e questa è stata una delle critiche mosse al primo capitolo del 2019. In Folie à deux si riflette sulla natura dualistica del protagonista, cercando in un certo senso una riconciliazione tra le due parti. Se alla fine di Joker è proprio l’alter ego criminale a elevarsi sulla folla, nel sequel ritroviamo inizialmente Arthur Fleck al comando, e questa alternanza offre la chiave di lettura più interessante del film, che verrà portata avanti fino in fondo. Un’operazione – la messa in discussione dello status quo finale di Joker – che per certi versi può ricordare quanto fatto per esempio da M. Night Shyamalan tra Unbreakable/Split e Glass.

Joker: Folie à deux è insomma un film consapevole dell’impatto che ha avuto nel mondo, che riflette a tal punto sul proprio successo e sulle proprie controversie al punto da includere nel proprio racconto un adattamento cinematografico dei crimini di Arthur Fleck, elemento che dà la possibilità al protagonista di interessarsi in prima persona della sua propria reputazione e al regista di stendere uno spesso strato meta-cinematografico che è tra gli aspetti più riusciti, insieme alla novità del genere musical.

Un musical, appunto. In questo sequel si canta e si balla, sì, ma è tutto perfettamente incasellato nel racconto: Arthur incontra Lee durante una seduta di musicoterapia ed è qui apprende che tramite la musica può ricomporre se stesso, dare voce ai propri traumi e cercare di superarli, ricorrendo cioè ad una nuova forma di linguaggio per esprimersi. A dettare il tempo è proprio la volontà di Arthur di ritrovare ordine in testa e sentimenti nel cuore, cantando davvero o immaginando colorate sequenze nella propria mente – una sorta di I sogni segreti di Walter Mitty, ma in chiave musical. Meno impattante, a sorpresa, è invece il personaggio di Lady Gaga, qui molto più misurata, sia nella recitazione che nel canto (per precisa necessità del personaggio), ma anche accessoria rispetto alla trama e all’idea portante di una follia a due, un disturbo psicotico per il quale una convinzione delirante viene condivisa con altre persone.

Queste le idee, migliori però della loro realizzazione. Tremendamente carico di aspettative, Joker: Folie à deux è in parte messo in ombra dal suo predecessore e a questo proposito non sembra casuale il divertente peterpanesco che offre pertanto un ulteriore piano meta-cinematografico. È il proseguo della stessa storia, è lo stesso personaggio, persino lo stesso tappeto musicale, ma a mancare è stata giusto la proverbiale “botta allo stomaco” percepita nel finale del primo Joker. Qui si va invece decisi verso una conclusione anti-climatica, anche giusta per la logica narrativa e lo sviluppo del personaggio, ma anche potenzialmente meno impattante per emotività e dinamismo. 

Nonostante il risultato non sembri premiare fino in fondo l’idea, a Todd Phillips va reso merito di aver sorpreso parecchio andando nella direzione opposta rispetto a quanto fatto con Joker, un film molto più pop e derivativo, che pescava a piene mani dall’immaginario scorsesiano di Re per una notte e Taxi Driver, in quella New York triste e sporca che forse è la più grande assente del sequel. Ci si aspettava magari più riferimenti ad altri musical come Un sogno lungo un giorno di Francis Ford Coppola e forse molto alla leggera qualche parallelismo narrativo c’è, ma Folie à deux ha più l’aria di essere un film veramente d’autore che ha provato a camminare – anzi addirittura ballare! – sulle proprie gambe, senza bisogno di altri paragoni scomodi. Chapeau quindi al coraggio e a un film che, imperfettamente, ha fatto di tutto per non essere scontato.


Joker: Folie à deux uscirà nelle sale italiane con Warner Bros. dal 2 ottobre 2024.

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