Niente di nuovo sul fronte occidentale, letteralmente. La recensione del film di Edward Berger
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Niente di nuovo sul fronte occidentale, letteralmente. La recensione del film di Edward Berger

Il terzo adattamento del romanzo di Erich Maria Remarque ha ottenuto 9 candidature ai Premi Oscar 2023 ed è disponibile su Netflix

Niente di nuovo sul fronte occidentale, letteralmente. La recensione del film di Edward Berger

Il terzo adattamento del romanzo di Erich Maria Remarque ha ottenuto 9 candidature ai Premi Oscar 2023 ed è disponibile su Netflix

niente di nuovo sul fronte occidentale BAFTA
PANORAMICA
Regia (3)
Interpretazioni (2.5)
Sceneggiatura (2.5)
Fotografia (4)
Montaggio (3)
Colonna sonora (3.5)

Ci sono romanzi, testi o storie che ciclicamente vengono riproposti sul grande o piccolo schermo perché depositari di un “messaggio” o di un valore considerato universale e atemporale: tra questi c’è senz’altro Niente di nuovo sul fronte occidentale (titolo originale Im Westen nichts Neues, tradotto in italiano anche come All’Ovest niente di nuovo), libro di Erich Maria Remarque campione dell’antimilitarismo e ora adattato da Netflix in un nuovo film.

Se ne sta parlando tanto, soprattutto grazie all’exploit durante l’annuncio delle candidature per i premi Oscar 2023: 9 nomination, tra cui quella a Miglior film, sceneggiatura non originale, film internazionale, fotografia e colonna sonora. Il resto sono premi tecnici che riconoscono l’indubbio valore artistico del terzo adattamento del romanzo: dopo Lewis Milestone nel 1930 (Miglior Film e Regista) e Delbert Mann con il film tv americano del 1979, a riproporlo ora è stato Edward Berger – ed è già di per sé curioso che ci siano voluti 91 anni per vedere una storia tedesca raccontata da un tedesco.

La trama non si discosta troppo dalla sua sorgente letteraria: sul finire della Grande Guerra, un gruppo di giovani ragazzi si arruola entusiasticamente nell’esercito e parte per il fronte occidentale, dove è in corso da anni una carneficina senza precedenti e senso. Ben presto, gli orrori della guerra spazzano via gli slanci patriottici e tra sangue e morte l’unico imperativo diventa trovare motivi per sopravvivere e fare ritorno a casa, parola ormai scevra da significati patriottici lasciati a marcire sotto il fango delle trincee.

Niente di nuovo sul fronte occidentale è un capolavoro della letteratura di guerra: un racconto che dall’incanto passa al disincanto con la velocità di un proiettile, con cinismo e una forte spinta anti-militare figlia dell’esperienza diretta di chi quella tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle. Sotto il profilo drammaturgico, quindi, Berger non aveva molto da fare se non tenere a fuoco protagonisti e rispettive parabole discendentI: l’unica cosa da fare, di fronte ad un contenuto così solido, era riplasmarne la forma.

Lo ha fatto, ma la sensazione generale è quella di un buon compitino fatto rubando qua e là nella lunga e consolidata storia dei war movie. Niente di nuovo sul fronte occidentale è un film che fa dello sporco, della cruda violenza e dell’epica nera la sua cifra stilistica, ma sono tutti elementi che da Salvate il soldato Ryan a Fury e il più recente 1917 abbiamo già visto molte volte. Colpiscono lo stesso, fanno percepire la fatica, il sudore, il sangue e il fango che si incrosta sulle dita e negli occhi, il gelo dell’acqua piovana di una trincea bombardata e la disperazione di chi la abita, ma sono tutti déjà-vu.

Lo stesso si può dire per l’altra linea narrativa, quella dedicata all’ufficiale tedesco Matthias Erzberger (Daniel Brühl) e il suo tentativo di convincere l’Alto comando tedesco a firmare l’armistizio con la Triplice Intesa. Le trattative tra la delegazione tedesca e il Comandante supremo alleato Ferdinand Foch, mostrano la surreale dimensione alternativa della guerra vissuta dai “piani alti”: morte e distruzione nelle trincee, croissant poco freschi nelle stanze del comando. Uno sguardo, questo, che ha però un altro illustre predecessore in Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick e si torna di nuovo nella sensazione di déjà-vu.

Edward Berger si gioca bene tutte le carte a disposizione: una storia solida e intramontabile (quanto mai attuale, anzi) e un comparto tecnico di livello, ma la somma delle sue parti non riesce a colpire fino in fondo, a distaccarsi da un passato al cui confronto emergono tutte le fragilità, le facilonerie e le mancanze di questo nuovo adattamento. Curiosamente, le stesse critiche che si possono rivolgere a Everything Everything all at Once, che guida gli Oscar con due nomination in più: film non brutti tout court, ma che lasciano rapidamente il tempo (lungo) che trovano. Niente di nuovo sul fronte occidentale quindi, ma per davvero.

Foto: MovieStills

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