RED: la recensione di Luca Ferrari
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RED: la recensione di Luca Ferrari

RED: la recensione di Luca Ferrari

RED – Ritirati Estremamente Pericolosi (2010)…L’esperienza contro la giovinezza. Commando agguerriti in mimetica e mirini agl’infrarossi contro l’astuzia. Due generazioni a confronto di agenti della CIA dove la vecchia guardia può ancora contare su un po’ di sana pazzia, istinto e la lealtà tra amici fidati. Robert Schwentke (Fightplan, Un amore all’improvviso) dirige un super cast in RED, acronimo per “Retired Extremely Dangerous”, lett. Ritirati estremamente pericolosi, che nella versione italiana diventa invece “Reduci estremamente distruttivi”.

Un gruppo di ex-agenti della CIA in pensione deve essere eliminato dalla nuova direzione dei Servizi Segreti poiché unici testimoni di una vecchia operazione che portò a un massacro ordito dal figlio dell’attuale vice-presidente. E l’unica via d’uscita, sembra quella di “scambiare quattro chiacchiere” con il vice-presidente stesso, molto ben voluto dal pubblico americano e in ascesa per diventare il primo inquilino della Casa Bianca. Aldilà di alcune scene d’azione spettacolari, i veri protagonisti sono le personalità dei singoli personaggi. A cominciare da Bruce Willis, primo bersaglio della cospirazione governativa, nei panni di Frank Moses, degno erede di quel mascalzone di Jimmy “Tulipano” Tudeski, da lui stesso interpretato in “FBI protezione testimoni” (2000), ma più romantico (innamorato di Sarah, alias Mary Louise Parker) e meno cinico.

Standing ovation per l’indiscussa protagonista femminile. Prendano appunti le ventenni, le trentenni, le quarantenni e le cinquantenni. Insomma, tutte le donne inclusa Miss Action, Angelina Jolie. Helen Mirren, 66 anni il prossimo 26 luglio, è più in forma che mai. La “sua” Victoria è audace. Crocerossina. Letale. Ironica. Innamorata. Impeccabile nello sparare con tacchi o scarponi. Meno imponente invece (sembra anche più basso) di quando interpretava Agamennone nel poco riuscito “Troy”(2004), è Brian Cox, elegante e dolce col suo amore ritrovato, nei panni di Ivan Simanov, capo dei servizi segreti russi, un tempo del KGB, e acerrimo nemico della combriccola dei pensionati della CIA, ma qui alleati.

Un po’ sottotono Morgan Freeman, il morente Joe Matheson, capace però di un grande gesto per la salvezza degli amici. Ma il premio per il personaggio più travolgente va senza dubbio al veterano Marvin Boggs (John Malkovich), curato a suon di LSD a suo tempo dal proprio governo, e dunque con qualche problemino di autocontrollo. Memorabile la scena in cui corre imbottito di esplosivo verso il vice-presidente (il cinico chirurgo plastico della serie Nip/Tuck, Julian McMahon) per farlo salire nella limousine, in realtà guidata dall’amico Moses. Cult la scena dove Boggs, con in mano un maialino di pezza pieno d’armi, viene sbeffeggiato e quasi fatto fuori da una rampante killer alle parole di “questa è per te, vecchio”. Lo scontro generazionale tra il suo pistolone e un’arma super moderna scagliatogli contro, resterà nella memoria dei cinefili per parecchio tempo, soprattutto per il suo commento finale dopo aver fatto saltare in aria l’irriguardosa nemica: “Vecchio un paio di palle!”.

Gli anni della Guerra Fredda vissuti dai protagonisti sono ormai passati. Era una lotta anche quella, certo. Senza esclusione di colpi, con spie che passavano alla concorrenza, ma ugualmente con più regole e rispetto dell’avversario. Con più sentimento e onore, mentre adesso vige solo la forza bruta del potere assoluto. Non era poi così diverso il discorso del vecchio trafficante d’armi Simeon Weisz (Ian Holm) in “Lord of war” (2005), dove si lasciava andare ai ricordi passati dinnanzi al rampante e spavaldo Yuri Orlov (Nicolas Cage). I “pensionati pericolosi” invece ce la fanno. Eliminano, e non vengono eliminati. E il loro trionfo contro il sistema ci regala un po’ di speranza che in fondo i buoni, qualche volta, sono anche i più forti.

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