Negli albi di avventure e nei fumetti che leggevamo da ragazzini, le vicende di quegli eroi d’oltre oceano (che si potevano chiamare Davy Crockett, Blek Macigno o Tex Willer, l’intramontabile) venivano proposte (con lo sguardo rivolto indietro lo diciamo adesso, noi, appassionati di allora) in versione romantica, epica, e fondamentalmente edulcorata. Erano storie rivolte a giovanissimi perciò non dovevano risultare impressionanti, avere un esito tutto sommato rassicurante ed essere abbastanza lineari nel loro svolgimento.
Con questo film il regista messicano Alejandro González Iñárritu ci fornisce di quelle avventure una versione, per così dire, adulta. Viviamo le terribili peripezie di un uomo che, aggredito e ridotto in fin di vita da un gigantesco orso, riesce tuttavia a sopravvivere grazie alla propria tempra e alla forza di volontà, e infine si vendica con colui che lo ha abbandonato e gli ha ucciso il figlio.
Storia semplice, emblematica, condensabile in poche parole, che sicuramente avrebbe potuto trovare posto in una di quelle pubblicazioni per la gioventù ricordate prima. Il film però non è una riduzione come là si faceva, ma invece l’esatto contrario: una accumulazione di particolari di realismo spesso crudo, ma sempre plausibili. Non ci viene risparmiato nulla: la vita dei trapper era durissima, incalzati da una parte dai pellerossa, dall’altra da spedizioni rivali, in uno scenario naturale quando non avverso, indifferente. Laggiù per non soccombere occorreva forza fisica e grande istinto di sopravvivenza: il film ce lo ricorda ripetutamente, mostrandoci situazioni estreme, atrocità umane, e una natura diremmo oggi maestosa e spettacolare che però non offriva quasi mai sollievo ed aiuto a chi si trovava in difficoltà.
La tormentata odissea del protagonista, anche per la bravura di Di Caprio, è appassionante. Il suo cammino, dalla fossa nella quale era stato quasi sepolto fino al fortino, da dove potrà poi partire per la sua vendetta, è ricca di episodi dove di volta in volta compare la tragedia, l’ingegnosità, la solidarietà. A suo modo un’opera pedagogica.
Pochi difetti in questo film: regia, recitazioni (Leo di Caprio e Tom Hardy giganteggiano), fotografia sono encomiabili. A volte (raramente) deborda e con una maggiore asciuttezza sarebbe risultato perfetto.