Rocketman, la recensione
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Rocketman, la recensione

Arriva in sala, dopo il passaggio a Cannes, il biopic su Elton John interpretato da Taron Egerton e diretto dal Dexter Fletcher di Bohemian Rhapsody

Rocketman, la recensione

Arriva in sala, dopo il passaggio a Cannes, il biopic su Elton John interpretato da Taron Egerton e diretto dal Dexter Fletcher di Bohemian Rhapsody

Rocketman, la recensione

E adesso come la mettiamo con Bohemian Rhapsody? Questa è la prima cosa che viene in mente uscendo dalla proiezione di Rocketman, il film di Dexter Fletcher dedicato alla vita e alla carriera di Elton John e interpretato da Taron Egerton. Perché esattamente come nel caso del lavoro dedicato a Freddie Mercury che ha funzionato così bene al box office, siamo molto distanti dalla dimensione del biopic “documentario”: gli avvenimenti sono romanzati o inventati di sana pianta, comunque sempre lavorati in funzione dell’effetto drammatico, e le canzoni sono proposte ignorando la cronologia e dando luogo a numerosi paradossi temporali.

Non solo, perfino i cliché della biografia musicale si ripetono puntualmente: il talento che emerge precoce, il rapporto difficile con la famiglia e complicato dalla presa di coscienza dell’identità sessuale, la miopia dei discografici destinati puntualmente a ricredersi, la crisi creativa che coinvolge tutto l’entourage, l’abisso della dipendenza da alcool e droghe, la rinascita.

La vera differenza tra i due film è che Rocketman è un vero e proprio musical, cioè la maggior parte della canzoni non vengono eseguite su un palco ma intervengono nella narrazione come i dialoghi e sono regolarmente coreografate. Inoltre Taron Egerton, a differenza di Rami Malek, canta davvero (e molto bene), non si limita a mimare. Questo in un certo senso rende più dichiarata la natura fantasmagorica dello spettacolo: è un omaggio musicale, non una cronaca, ma questa era appunto anche la natura di Bohemian Rhapsody, non a caso anch’esso titolato a partire dalla più famosa canzone dei Queen e non dal nome del protagonista.

Certo, c’è un’altra differenza, fondamentale: la storia di Elton John è una storia a lieto fine. La star inglese ha seguito la lavorazione del film e lo sta accompagnando in tutto il percorso promozionale (a partire dalla presentazione fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes), impedendo qualsiasi processo alle intenzioni di produttori e sceneggiatori.

Rocketman ha poi il vantaggio che quasi tutte le canzoni più celebri di Elton John e Bernie Taupin, il suo paroliere storico, si possono leggere facilmente come pezzi di una storia e funzionano benissimo quando vengono usate come commento alla vita del protagonista, sembrano davvero il testo originale di un musical. Il film di Dexter Fletcher non sposa soluzioni particolarmente inventiva di messa in scena, ma valorizza tutto il materiale, cercando di tracciare il percorso di un bambino impacciato che si trasforma in un adulto emotivamente vulnerabile attraverso una lettura “privata” della sua discografia. Azzecca però un paio di soluzioni visive formidabili come quando, a partire da una manciata di celebri foto d’epoca in cui salta davanti alla tastiera del pianoforte, traduce la mitologia in leggenda, facendo prendere il volo a Elton John e a tutto il pubblico durante il suo primo concerto americano al Troubadour di Los Angeles.

In definitiva Rocketman è un omaggio ben congegnato che non si prende veri rischi, una agiografia con alcuni numeri musicali strepitosi sostenuta dalla grande interpretazione di Taron Egerton. Prevedibile, ma molto emozionante.

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