Room: la recensione di Donato Prencipe
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Room: la recensione di Donato Prencipe

Room: la recensione di Donato Prencipe

Il regista irlandese Lenny Abrahamson (Frank) porta al cinema una storia drammatica che suscita nello spettatore che la guarda un senso di angoscia, di rabbia e impotenza verso un qualcosa che sembra così lontano anni luce dalla realtà ma che purtroppo rappresenta uno dei tanti capitoli di cronaca nera dei giorni nostri. “Room”, così il titolo del film, è l’adattamento cinematografico del romanzo “Stanza, letto, armadio, specchio (room) scritto da Emma Donoghue nel 2010, ispirato a sua volta al caso di Elizabeth Fritzl, una ragazza austriaca imprigionata per ventiquattro anni in un bunker sotterraneo costruito dal padre, dallo stesso abusata e costretta a dare alla luce sette bambini. Il film, invece, racconta la storia di Joy (Brie Larson), una ragazza adescata da un uomo, rinchiusa e segregata per sette anni in un capanno fortificato e costretta a rapporti sessuali ogni notte. Da questa relazione coercitiva nasce Jack (Jacob Tremblay) che nel film lo troviamo sin dall’inizio, già al quarto anno d’età. Nello scorrere del tempo vissuto all’interno di quel claustrofobico buco Joy cerca in tutti i modi di proteggere il figlio dalle grinfie dell’uomo rinchiudendolo in un armadio tutte le sere, alla stessa ora, quando vecchio Nick (chiamato così da Jack) torna a “farle visita”. Il bambino cresce in un mondo rinchiuso in una stanza, relazionandosi con i suoi unici amici inanimati come l’armadio, due sedie, uno specchio e una tv, con un unico squarcio che affaccia sotto il cielo, la sola cosa visibile al di fuori di quella stanza. Attraverso uno stratagemma, rischioso quanto disperato, Joy avvolge Jack in un tappeto facendo credere al loro rapitore che sia morto dopo una febbre altissima non curata, solo in questo modo il bambino riesce a fuggire e a chiedere aiuto, portando a termine questa lunga agonia. La vista di quel nuovo mondo per Jack rappresenta una situazione difficile da concepire, la sua visione della vita che fino a quel momento si limitava ad una verità inesistente, viene capovolta interamente. Allo stesso modo il ritorno di Joy a casa, dopo anni di prigionia, non è certo facile e l’esperienza orrenda, l’incubo vissuto la portano ad essere in continuo malessere e confusione mentale, pervasa da un senso di collera e profonda tristezza, malinconia per una vita passata e rubata che nessuno potrà più restituirle. Il film, uscito in Italia il 3 marzo 2016, si è aggiudicato il premio oscar nella categoria miglior attrice protagonista per l’interpretazione toccante di Brie Larson, ed è stato vietato ai minori di diciassette anni per la presenza di violenza, profanità e uso di droghe.

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