Ripartiamo da Heidegger e dalla sua “Geworfenheit”, tradott’in italiano “gettatezza (nel mondo)” o megli’ancora “deiezione”: “eliminazione dei rifiuti organici, escrementi, feci”. Per il filosofo tedesco veniamo procreati così, senza tanti giri di parole. In inglese si traduce “thrownness”, concetto ripreso da Morrison che Abrahamson dovrebbe conoscer’almeno di striscio per il suo film del 2014 “Frank”, dov’aveva mostrato competenze musicali non indifferenti. In “Riders on the Storm” (1971) due versi dicon’appunto: “Into this world we’re thrown / Like a dog without a bone”, “In questo mondo siamo stati gettati come un cane senz’osso”. Morrison s’era confrontato col pensiero heideggeriano durant’una lezione presso la Florida State University a Tallahassee nel 1963, il filosofo Thomas Collmer ne parla con Krieger e Manzarek e loro concordano (cf. https://books.google.it/books?id=8xk_-cOcPH4C&pg=196&dq=%22Into+this+world+we’re+thrown%22%22erinnert+an+Heideggers+’Geworfenheit’+(als+Grundbefindlichkeit+menschlichen+Daseins)%22%22Jim+Morrison+hat+1963+an+der+Florida+State+University+in+Tallahassee+eine+für+ihn%22). Il 29 giugno 2009 Simon Critchley intitola la propria rubrica su “The Guardian” “Being and Time, part 4: Thrown into this world” e usa tale frase per spiegare la “Geforfenheit” d’Heidegger (“As Jim Morrison intoned many decades ago, ‘Into this world we’re thrown’. Thrownness (‘Geworfenheit’)”: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:GVu2cw3Fk98J:www.theguardian.com/commentisfree/belief/2009/jun/29/religion-philosophy+%22As+Jim+Morrisson+intoned+many+decades+ago,%22%22’Into+this+world+we’re+thrown’%22%22Thrownness+(Geworfenheit)%22). L’essere procreati com’un escrement’evacuato nello stallatico del mondo rend’insignificante ch’il mondo sia grande quant’una stanza 3×3 o quant’il suo esterno, il pianeta Terra, il sistema solare, la nostra galassia, l’universo, il cosmo. Ridurre l’angustia esistenziale al calcolo dello spazio disponibile, all’estensione in metri quadri, è un quantitativismo “cinico” nel sens’etimologico della parola. Bloch ha anticipat’il nesso fra gettatezza nel mondo e vita da cani ne “Il principio speranza” (1954-9): “Non tollera una vita da cani, che si senta solo passivamente gettata in un’esistenza non capìta nei suoi intenti o addirittura riconosciuta per miserabile” (“Sie erträgt kein Hundeleben, das sich ins Seiende nur passiv geworfen fühlt, in undurchschautes, gar jämmerlich anerkanntes”: https://www.google.it/search?tbm=bks&q=inauthor:%22Ernst+Bloch%22%22Sie+erträgt+kein+Hundeleben,+das+sich+ins+Seiende+nur+passiv+geworfen+fühlt,+in+undurchschautes,+gar+jämmerlich+anerkanntes.%22). Dunque brava, bravissima “Ma” Joy e fortunato, fortunatissim’il figlio Jack, eccome no. Kyle Smith sul “New York Post”: voto: 1.5/4, “insulso nella sua psicologia” (“vapid in its psychology”: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:aT0M4_UzsZAJ:nypost.com/2015/10/14/in-room-brie-larson-tries-to-win-a-no-makeup-oscar/+%22vapid+in+its+psychology%22). E pure nella sua antropologia nonché nella sua cosmologia. A proposito di musica: meglio tornare a Laurie Anderson e a un brano capodopera già solo per il titolo: “Born, Never Asked” (1982).
Ps: “un film non commuov’il mondo senza motivo.” Vero; forse bast’ispirarsi al caso Fritzl s’un’incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon’entrambi gl’elementi perturbanti: “Old Nick” è estraneo alla famiglia di Joy e l’ha rapita per stuprarl’a 17 anni. Il cattivone non è “uno di di noi”, per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling’abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata d’ingegneria del marketing cinematografico e mediatico. “A cowardly movie about brave people” (Matthew Lickona, “San Diego Reader”, voto 1/5: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:EP7ljZKBPwkJ:www.sandiegoreader.com/movies/room/+%22A+cowardly+movie+about+brave+people%22). Controprova: “Exposed”, sempre del 2016, esordio del regista Declan Dale, os’affrontar’i temi proibit’in “Room”, per giunta con una resa filmica da far impallidire il Soderbergh della “self-deception” (Bubble”, 2005; “The Informant!”, 2009; “Effetti collaterali”, 2013) e, soprattutto, i Nolan di “Memento” (2000) che si limitavan’a un rassicurante caso neuropsicopatologico quale l’amnesi’anterograda, e ne paga le conseguenze con un 6% su RT, voto medio 3.3/10 (http://www.rottentomatoes.com/m/771435126/), 23% su Metacritic (http://www.metacritic.com/movie/exposed-2015), 4.4/10 su IMDb (http://www.imdb.com/title/tt4019560/). Guai a scandalizzar’il perbenismo dei benpensanti.