Ryan Reynolds insegue il mito di Jason Bourne e affronta il nemico pubblico numero uno Denzel Washington, di nuovo nei panni dell’agente corrotto dopo Training Day (che gli fruttò il suo primo Oscar da protagonista) e ancora una volta nel ruolo del bad guy dopo la brillante performance di American Gangster.
Con Safe House, segreti e complotti interni alla CIA sono ancora una volta al centro di un film spy. Dopo La talpa e Knockout, e in attesa di Skyfall, il grande schermo accoglie una nuova guerra fratricida. Questa volta il campo di battaglia è quello dei servizi segreti americani. Il giovane regista svedese, Daniel Espinosa, utilizzando malinconiche atmosfere da action Usa anni Ottanta, ci presenta Tobin Frost (Washington), un ex agente segreto nonché celebre manipolatore, divenuto il ricercato numero uno dell’Agenzia per alto tradimento. Dopo anni di latitanza, l’uomo si costituisce spontaneamente e inaspettatamente. Viene così scortato in una safe house (casa di sorveglianza dell’organizzazione) sudafricana, in attesa di interrogatorio e giudizio. La “casa protetta” viene però messa sotto assedio e sarà compito del giovane custode, Matt Weston (Reynolds), sorvegliare il suo temuto ospite e portarlo in salvo.
Se lo schema narrativo non brilla certo per originalità, Washington – nonostante qualche chilo e anno in più – mantiene inalterato il suo fascino magnetico ed è in grado di tenere lo spettatore inchiodato alla poltrona fino all’epilogo.
Dal canto suo, Reynolds – seppure in ombra di cotanto collega – se la cava, specialmente nelle scene d’azione, dove emerge il suo training da supereroe (Lanterna Verde, X-Men – Le origini: Wolverine) nei (qui) realistici combattimenti corpo a corpo. Lo scotto più grande, d’altra parte, lo paga a causa dell’inevitabile confronto con altre spie/eroi entrati da tempo a far parte del nostro immaginario collettivo, da Bond a Bourne.
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Mi piace
Denzel Washington. Carisma, fascino e qualità interpretativa senza età.
Non mi piace
Matt Weston non è Jason Bourne. Ma soprattutto Ryan Reynolds non è Matt Damon.
Consigliato a chi
Vuole rivivere le emozioni da action anni ’80, ritarate sulla lezione della saga di Bourne e desidera lasciarsi trascinare da Denzel Washington in una sfida guardie-ladri, a ruoli invertiti.
Voto
3/5