Ah, questi Stati Uniti.Ultimamente sempre più impegnati, almeno in campo cinematografico, a farci vedere i loro bei scheletri nell’armadio. Come in questo caso: un agente della C.I.A, il buono cioè, che vorrebbe una promozione (oltrechè un cambio di città dove sta operando da ormai un anno) e quello cattivo, traditore dei valori per i quali si deve (o dovrebbe) difendere il proprio paese, a costo della stessa vita. La trama è per lo più ricca di scene mirabolanti (ben girate devo dire).Con inseguimenti da capogiro, scazzottate ben realizzate da sembrare quasi vere e, ciliegina sulla torta, sparatorie con sangue e morti in abbondanza. Tutto qua? Niente affatto, manca la retorica che in questo genere di pellicola non può nè deve mancare: l’agente buono, che ha preso in custodia quello cattivo affinchè riveli tutti i segreti che conosce alle persone giuste e non ai terroristi (che alla fine però si rivelano tutti dalla stessa parte), capisce che il mondo del quale fa parte non è come se lo immaginava. E alla fine compie l’unico, nonchè il più scontato, gesto: far sapere al mondo che i servizi segreti (di tutto il mondo) sono in realtà anche un covo di corruzione e di violenza. Tutto qui.
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