Se sposti un posto a tavola sta al cinema francese come Ricomincio da capo e Sliding Doors stanno a quello americano e britannico. Ha fatto una scelta audace la regista Christelle Raynal, ex pubblicitaria di grido, che per il suo debutto nel lungometraggio non ha temuto i rischi dell’effetto déjà-vu.
Su una struttura già rodata e sfruttata, è infatti riuscita a costruire una commedia corale romantica, ricca di sorprese e dialoghi brillanti.
Inscenando la fatidica domanda «Cosa accadrebbe se l’ordine prestabilito delle cose cambiasse per una fortuita coincidenza?», l’autrice ha trovato almeno tre risposte nel corso di un banchetto nuziale. La sposa (Louise Monot) e il suo amante (Lannick Gautry) fanno cadere inavvertitamente i segnaposto di un tavolo. E li ripongono a casaccio. La nuova disposizione cambia radicalmente il futuro dei due maldestri innamorati e degli invitati: la sorella zitella della festeggiata (Audrey Lamy), un gallerista (Mathias Mlekuz) e la sua moglie ninfomane (Shirley Bousquet), un medico fedifrago (Franck Dubosc) e la sua esaurita metà (Elsa Zylberstein), e un aspirante fotografo (Arié Elmaleh). Un gruppo di personaggi costruiti in modo che lo spettatore li possa facilmente seguire. La regista è, infatti, molto abile a creare empatia (ma anche rifiuto) da parte del pubblico, affidandosi tuttavia eccessivamente a stereotipi per la creazione dei suoi eroi. Un’unica pecca, che ha – in alcuni casi – imbrigliato le interpretazioni degli attori. Mantenere i singoli componenti del cast vincolati a uno schema ben preciso, d’altronde, ha spianato la strada alla gestione corale della Raynal, che è riuscita così a delegare a ciascuna delle possibili conseguenze della disposizione dei segnaposto una piccola verità su ognuno dei personaggi, la cui essenza complessiva si ottiene dalla somma degli scenari.
Gioie e dolori della vita di coppia o da single di oggi vengono ritratti in un ironico affresco, che non rischia di annoiare mai grazie allo stratagemma del valzer di destini alterni dettati dal caso, rinnovando di volta in volta l’interesse dello spettatore per i protagonisti della commedia e i legami che tra essi intercorrono. La prima ciambella della Raynal risulta, dunque, riuscita col buco. D’altra parte, come suggerisce uno dei suoi stessi personaggi: «Quando capisci che hai le carte giuste in mano, tutto è possibile».
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Mi piace
Nonostante il sapore di déjà-vu, l’autrice Christelle Raynal riesce a costruire un primo lungometraggio colmo di energia e sorprese, grazie a una regia pulita, dialoghi brillanti e un montaggio ben calibrato.
Non mi piace
Gli stereotipi dai quali prendono vita i personaggi tarpano un po’ le ali alle interpretazioni del cast di bravi attori d’Oltralpe, che non ha potuto quindi esprimersi al meglio.
Consigliato a chi
Ama le commedie romantiche e crede nel lieto fine, nonostante gli incidenti di percorso e il destino apparentemente avverso. E a chi vuole scoprire una promettente regista debuttante.
Voto
3/5