Searching
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Presentato a Locarno, è un thriller interamente girato come se ciò che vediamo fosse sempre inquadrato sullo schermo di un computer. Eppure, nonostante una forma così limitante, la trama gialla appassiona. Si chiamano "Screen Life" movies

Searching

Presentato a Locarno, è un thriller interamente girato come se ciò che vediamo fosse sempre inquadrato sullo schermo di un computer. Eppure, nonostante una forma così limitante, la trama gialla appassiona. Si chiamano "Screen Life" movies

Searching, il film tutto girato come fosse il desktop di un computer
PANORAMICA
Regia (3)
Interpretazioni (3.5)
Sceneggiatura (4)
Fotografia (1.5)
Montaggio (4)
Colonna sonora (2)

Si chiamano “Screen Life” Movies, il nome gliel’ha dato Timur Bekmambetov, il regista russo che ne sta producendo una sfilza, svariando tra cinema horror, denuncia, thriller, melodramma e chi più ne ha più ne metta. Magari avete visto Open Windows o Unfriended (costato un milione, ne ha incassati 64 solo in patria: in arrivo il sequel), magari avete sentito parlare di Profile, magari non ne sapete niente, ma in sostanza si tratta di un evoluzione dei film POV, quelli cioè in cui ogni inquadratura simula il punto di vista di uno dei protagonisti. Negli Screen Life, invece, ogni inquadratura riproduce una porzione del monitor di un computer, tra chiamate in Face Time e vagabondaggi per i social network, fra cartelle che nascondo segreti in forma di file e misteriosi siti dietro a cui si celano opportunità e fregature in egual misura.

Searching usa questo linguaggio per svolgere un canovaccio di per sé elementare: c’è una adolescente che sparisce, lasciando in dote al padre (John Cho, il Sulu dei nuovi Star Trek) tre chiamate senza risposta e un sacco di domande. L’indagine – sua, e di una solerte detective (Debra Messing) che prende in carico il caso – è appunto svolta come un lungo vagare online e offline, tra la cronologia, i contatti social e le cartelle del laptop della ragazza.

Ora, si può eccepire finché si vuole sul valore estetico di un’operazione simile, e altrettanto dilungarsi sul senso teorico e su quello commerciale, ma qui preme soprattutto riconoscere come una condizione di partenza tanto limitante – raccontare un’intera storia gialla senza (quasi) muoversi dal desktop di un pc – debba per forza stimolare uno sforzo estremo in fase di scrittura. Ed è appunto lì che si gioca la partita di Searching, nel modo in cui la trama è tenuta assieme dai dialoghi (detti o scritti), i colpi di scena sono svelati, la tensione è sostenuta. Ebbene: funziona. Lo script di Chaganty e Ghanian non solo elargisce con ritmo appropriato i suoi segreti, ma riesce anche nell’impresa di dare tenore drammatico ai personaggi e alle loro relazioni. Come se non bastasse, si prende anche il tempo per una salutare critica al protagonismo isterico che i fatti di cronaca nera solleticano in Rete. Provare per credere.

Certamente non sarà l’inizio di una nuova era per il cinema, ma una manciata di film di genere efficaci ce li possiamo a questo punto aspettare.

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