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Senza arte né parte: la recensione di Giorgio Viaro

Senza arte né parte: la recensione di Giorgio Viaro

Tre operai di un pastificio del Salento (Giuseppe Battiston, Vincenzo Salemme, Hassani Shapi) vengono licenziati all’improvviso: la fabbrica dove lavorano chiude per riaprire altrove, con più macchinari automatici e meno personale. Riciclatisi come custodi di un magazzino in cui sono conservate celebri opere d’arte contemporanea (Manzoni, Fontana, Paladino, Pascali, …), i tre decidono di sostituirle con dei falsi, per poi vendere gli originali. Fino a che le opere contraffatte non vanno all’asta e loro rischiano di essere smascherati.
Innocua commedia che ironizza sul mondo dell’arte contemporanea, giocando con i paradossi più ovvi delle opere concettuali (la Merda d’Artista di Manzoni, la Bomba a mano di Pascali, i quadri spazialisti di Fontana, ecc): collezionisti, galleristi e semplici appassionati ci fanno tutti la figura degli sciocchi (nel migliore dei casi) o dei criminali (nel peggiore).  Mentre la premessa della crisi economica, a monte della storia, è del tutto pretestuosa (un po’ come la satira sulle escort in Nessuno mi può giudicare) e serve solo a dare una giustificazione al passo con i TG alla vicenda e al blando conflitto classista tra operai e imprenditore.
Le gag sono (o sembrano, che è anche peggio) tutte datate, ma gli attori sono bravi, a volte bravissimi: Battiston e la Finocchiaro in primis.
Sul tema, in ogni caso, meglio rivedersi Tre uomini e una gamba, che con una sola, ottima idea (e nessun bisogno di citare opere vere e catalogate), scherzava sul tema con buon gusto e un ritmo sensazionale.

Leggi la trama e guarda il trailer di Senza arte né parte

Mi piace
La prova degli attori: Battiston, e soprattutto la Finocchiaro, sono bravissimi

Non mi piace
L’ironia facile e datata sul mondo dell’arte contemporanea

Consigliato a chi
Ama la nuova commedia all’italiana, che, più che graffiare, ama rassicurare

Voto: 2/5

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