Serenity - L'Isola dell'Inganno: la recensione di Jole de Castro
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Serenity – L’Isola dell’Inganno: la recensione di Jole de Castro

Serenity – L’Isola dell’Inganno: la recensione di Jole de Castro

E’ il Matthew McCoaughay più attraente di sempre quello che impersona Baker Dill, uomo tormentato e un pò capitano Achab, che vive la sua vita in un’isola sperduta dei Caraibi, districandosi fra i rudi amplessi con una donna attraente, più grande di lui (Diane Lane) che sembra non essere mai paga delle sue grazie, e battute di pesca, al disperato inseguimento di un tonno gigante, novello Moby Dick, che sembra sfuggirgli di continuo. Tutto il resto è silenzio, notti insonni e bottiglie di rum. Affascinante come mai, dunque, il soggetto che il regista Steven knight ha per le mani, per uno script dove nulla è ciò che sembra. Suggestive le scene girate in mare dove la suspence c’è e si sente, grazie anche alla recitazione non priva di pathos di Djimon Gaston Hounsou (Duke), che riempie di significato ogni singola inquadratura ma è inutile dire che tutti gli occhi sono solo per lui, “Mat”. Qui, gigioneggia in un modo insopportabile e ce la mette tutta per autoscreditarsi ma non c’è niente da fare, ci basta guardarlo e siamo perduti. Non è tanto la sensualità quasi animalesca che riesce ad emanare e che ti cattura fin da subito ma il fatto che sia assolutamente ed inevitabilmente in parte (come sempre), tanto che riesce difficile immaginare qualcun altro in questo ruolo così classico e allo stesso tempo così particolare. La barba appena accennata, il corpo muscoloso e sudaticcio, e perfino quell’accenno di pancia lo rendono reale, così come reale è la sua faccia da uomo di mare, lo sguardo segnato di chi non dorme da secoli e ha il vizio di attaccarsi alla bottiglia o il suo stupore attonito nel vedere la ex moglie Karen (Anne Hathaway), spuntare dal nulla. Un po’ meno credibile l’attrice di Les misèrables, che qui si cimenta per la prima volta con un ruolo sexy, ma riesce comunque a farci entrare nella complessità del suo personaggio e del malessere che vive. Decisamente potente la scena d’amore fra i due, un mix perfetto di passionalità e tenerezza, di un’intensità travolgente. Siamo sempre sospesi fra il dramma e qualcosa che dramma non è, fino a scoprire assai prima della fine del film un’imbarazzante verità ma il punto è che il gioco affascina, ci tiene sul filo, e vogliamo scoprire come va a finire. Questa è l’abilità di due attori fuoriclasse, che trasformano in oro ciò che è lontano dall’esserlo, fino ad arrivare all’ultima inquadratura finale, dove il nostro “Mat”, con un semplice sguardo e pochissime parole, ci ricorda il perchè ha vinto un premio Oscar.

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